Puntate, mirate… Il 2009 guarda al futuro voltandosi verso il passato. E l’Italia si prepara a festeggiare i quattro secoli del cannocchiale con due mostre dedicate a Galileo. Apriti cielo…
Manca poco al quarto centenario della scoperta del cannocchiale e la macchina delle celebrazioni è ormai partita. Così, nell’anno consacrato al Futurismo, i riflettori s’accenderanno anche su un personaggio che, tre secoli prima del Manifesto marinettiano, aveva visto molto, molto lontano, grazie alle nuove “tecnologie” da lui inventate o perfezionate: Galileo Galilei. La prima città a dedicare una mostra all’eclettico pisano è Padova, dove dal 1592 al 1610 (“li diciotto anni migliori di tutta la mia età”) lo scienziato svolse il proprio magistero presso la cattedra di matematica, ottenuta grazie all’appoggio del marchese Guidobaldo del Monte e di suo fratello, il cardinale Francesco Maria (più noto come protettore di un altro rivoluzionario, tale Caravaggio..). Lo “Studio Patavino”, che la tradizione vuol permeato d’aristotelismo e di “liviano” pragmatismo, parve il miglior terreno di coltura per quel metodo empirico che, sul finire del 1609, portò Galileo a puntare verso la volta celeste uno strumento già scoperto in Olanda e la cui paternità fu, poi, oggetto di una querelle col naturalista e commediografo napoletano Giambattista della Porta: il telescopio o, come lui lo chiamava, “perspicillum”. E “sotto l’etereo padiglion” il toscano vide “rotarsi più mondi, e il Sole irradiarli immoto” (parafrasando la sintesi foscoliana dell’avversatissima ed “eretica” teoria copernicana), e li descrisse nel Sidereus Nuncius, stampato nel 1610 in quella Venezia repubblicana che con la Chiesa intratteneva rapporti non sempre distesi e che, manco a farlo apposta, un paio d’anni prima era stata colpita dall’interdetto di papa Paolo V. Chiesa che, storia arcinota, finì con l’accanirsi contro Galileo, il quale, ormai settantenne e cieco, dopo essere comparso per la seconda volta dinanzi al Sant’Uffizio, venne condannato all’abiura e al confino nella villa di Arcetri.
Diventando da quel momento (e si legga o veda a teatro l’intensa Vita di Galileo di Bertolt Brecht) simbolo della libertà di pensiero e di ricerca, del rapporto tra potere e cultura, del conflitto tra progresso e oscurantismo, della conciliabilità tra fede e scienza: temi che danno un’idea non solo della sua modernità, quanto della sua perennità. Ed è all’attualità e al domani che guarda fin dal titolo -Il futuro di Galileo -la rassegna in programma da oggi fino al 14 giugno 2009 presso il Centro Culturale San Gaetano, nel cuore della città di Sant’Antonio: un percorso interattivo, strutturato in sette sezioni dai curatori Giulio Peruzzi e Sofia Talas, che attraverso materiali d’epoca e simulazioni multimediali si propone di ribadire il valore esemplare e fondante della speculazione galileiana, basata su “sensate esperienze e certe dimostrazioni”. Tra i pezzi forti, la prima edizione del Sidereus Nuncius, testi di Petrus Apianus, Christiaan Huygens e Isaac Newton, l’Astrolabio Arsenius del 1566, la macchina divulsoria che il fisico Giovanni Poleni utilizzò per progettare il restauro della cupola di San Pietro e… un frammento di Luna. Non molto dissimile il concept, interdisciplinare e tecnologico, della mostra che, dopo poche settimane -inaugura il 13 marzo -aprirà i battenti a Palazzo Strozzi a Firenze: Galileo. Immagini dell’Universo dall’antichità al telescopio. Anche qui l’itinerario, studiato dal direttore dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze Paolo Galluzzi, mescola storia e scienza, illustrando il susseguirsi nel tempo delle diverse ipotesi cosmologiche, dalla filosofia naturale pre-ellenica a Keplero, attraverso reperti archeologici, disegni, dipinti, sculture, orologi astronomici, atlanti celesti, manoscritti miniati, rari volumi a stampa e due website (brunelleschi.imss.fi.it/esplora/astrolabi e brunelleschi.imss.fi.it/esplora/compasso).
Star dell’esposizione i due cannocchiali originali di Galileo, gli unici giunti fino a noi. Tra le altre curiosità, l’analisi del rapporto fra astronomia e astrologia, che si soffermerà sulle relazioni fra la medicina e l’osservazione dei corpi celesti e la strumentalizzazione delle stelle per scopi propagandistici. Argomento anche questo attuale, in tempi di “unti dal Signore” mandati dal cielo a filosofeggiare sui massimi sistemi…
anita pepe