Il Golfo di Napoli disegnato in parole

14 febbraio 2009

L’arte concettuale di Lawrence Weiner alla Galleria Artiaco

The bay of Naples. Strano che un titolo così “romantico” indichi la mostra di uno dei più radicali maestri del Concettuale. E strano pure che l’autore consideri i suoi statements scritti sul muro non pitture ma sculture, come se la parola in sé fosse un oggetto concreto, tangibile, e non un codice di convenzioni astratte. Paradossale il gioco: servirsi del vocabolario come mezzo espressivo, ma scardinandolo nella sua ossatura, attribuendogli addirittura una terza dimensione.
Presenza cara ad Alfonso Artiaco – dove s’era già visto nel 2002 e nel 2006 -, Lawrence Weiner torna a Napoli con un progetto esplicitamente site specific, seguendo da presso le orme di Niele Toroni, che l’aveva preceduto sui muri della galleria di piazza dei Martiri applicando la propria cifra stilistica ad un presepe fatto con le sue caratteristiche “impronte di pennello n° 50” . Alternativi di un tempo che diventano iperclassici, variando occasionalmente il consolidato frutto delle proprie ricerche.
Così al centro di tutto c’è sempre la parola, ma di nuovo rispetto a tre anni fa c’è un uso più evocativo della combinazione tra questa e il segno. Ed è senz’altro un caso, ma pare che, proprio mentre partono le celebrazioni per il centenario del Futurismo, l’abbinamento ripeta le suggestioni della poesia visiva, dove l’elemento grafico asseconda e spiega “cineticamente” quello verbale, rigorosamente bilingue e terminante invariabilmente con la locuzione “Golfo di Napoli”. Una parte fissa e una mobile, a comporre frasi ispirate e visionarie, aperte a diverse possibilità di decifrazione. Saranno navi le “zattere di legno scolpito che attraversano il Golfo di Napoli” scorrendo sulla linea piatta che taglia la parete in orizzontale? E la curva che scivola dolcemente verso il “rame fuso colato sulle rive” del suddetto sarà un rivolo di lava o uno sfolgorante raggio di sole? Idem per quei “mucchi di marmo usato che infrangono le acque” con un’erta impennata: onde invernali o barriere del lungomare? E i “sassi lanciati che rimbalzano” sui flutti, come ciottoli sulla superficie si un lago? Un solo frammento appare inequivocabile, e molto realistico: quello degli “oggetti lanciati” tra le onde con tanto di parabola. Andando a ritroso in questo anticlimax, prende corpo una lettura priva di metafore, di simbolismi e di immagini, che individua il fine costitutivo della mostra nella mera costruzione formale del significante, dove la sottolineatura del segno potrebbe semplicemente fungere da separatore tra italiano e inglese, sapiente elemento esornativo e nient’altro.
Precedono i cinque wall painting quattro opere su carta, nelle quali ricorre la parola “eresia”. Adatta al “Paradiso abitato da diavoli”, ma non a un duro e puro come Weiner. Ortodosso, soprattutto verso se stesso.

(Roma, 14 febbraio 2009)

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