Pacco, doppio pacco e…

5 aprile 2011

Dovete sapere che uno dei momenti più belli nella vita di un insegnante è quando ti arriva il pacco coi libri gratis. Almeno, è un momento bello nella vita di un insegnante alle prime esperienze. Perché poi sicuramente dopo vent’anni di carriera non sai più dove metterli, e bestemmi pure dietro il rappresentante che continua a intasarti la casa di copie saggio.

Il rappresentante dei libri è una delle figure più venerate e più detestate al tempo stesso nel meraviglioso mondo della scuola italiana. Alcuni professori (specie quelli, appunto, alle prime armi) ne cercano affannosamente il rispetto, la considerazione: lo bombardano di mail e telefonate imploranti a inizio anno quando, specie se giri come la sporta del tarallaro da un istituto all’altro, sei sprovvisto dei testi e non sai come partire. E quando arriva – finalmente! – il tuo pacco è come se ricevessi l’investitura imperiale. Entri in classe con i volumi nuovi di zecca, li sventoli sotto il naso dei monsters e ti senti un docente. Quando poi sei più o meno integrato con i colleghi, un po’ per vendicarti dello sperpetuo di settembre, un po’ per meschino spirito di emulazione dei veterani, inizi a comportarti come fa un vero esemplare di prof nei mesi primaverili, quando le rappresentanze editoriali in loco (vale a dire a scuola) si moltiplicano, facendoti andare di traverso il pessimo caffé del distributore automatico: inalberi un’aria di sufficienza, eviti l’agente come la peste, sbuffi e sì, sì, convieni che è proprio uno scocciatore.

Per me non è così. A me i rappresentanti dei libri stanno simpatici, quello è il loro lavoro e, quando qualcuno si offre di mandarmi un testo in visione, quasi quasi mi sento in colpa a farglielo sprecare perché non so se lo adotterò e dove sarò sbattuta l’anno dopo (infatti premetto sempre la mia condizione di transitorietà su questa terra).

Comunque stamattina in aula insegnanti c’è un grosso pacco, col mio nome sopra. Evviva!! È arrivato Babbo Natale anche per me!! Un pacco alto almeno trenta centimetri, tutto imbracato in anonima carta marrone, scotch marrone e col mio nome in bell’evidenza a pennarello, con tanto di titolo nobiliare “prof.” davanti. Lo trascino fino a casa, ansante e sudata volo piena di libidine su per i gradini, dopo essermi forzata a non aprirlo per strada (come tenere in tasca un pacchetto di caramelle appena comprato…). Strappo l’imballaggio e, sulla copertina colorata, leggo un nome tra gli autori: Roberto Saviano. Oibò, pure qua? Un’omonimia? Mi affretto a verificare: no, no, è proprio lui. Vado sul sito dall’editore, il suo sopracciglio tenebroso di testimonial mi fissa dall’homepage. Accidenti: che ci fa – cito dal medesimo sito – “il più brillante e profondo fra i giovani intellettuali e scrittori italiani” tra i compilatori di una letteratura scolastica?

Mistero.

Comunque – e non faccio pubblicità – i libri sono belli, ricchi di immagini e riferimenti al cinema, al melodramma, all’arte, alla cronaca, al costume e alle letterature straniere. Continuo a sfogliarli, apro una pagina a caso. C’è don Abbondio, accanto padre Puglisi e don Peppe Diana.

Non scrivo oltre. Saviano spacca, divide, attira polemiche come una calamita. Io stessa ci sono caduta spesso dentro. E non so se quella contrapposizione/accostamento tra il prete pavido dipinto da Manzoni e i preti morti ammazzati dalle mafie sia opera sua.

Aggiungo solo che sono stata contenta di vedere una volta tanto su un manuale scolastico padre Puglisi e don Diana, e non il solito Jovanotti “nazareno” spacciato come unico link tra il presente e una letteratura che, in un Paese di morti, quasi si vergogna a mostrarsi per quello che è: lezione di Donne e Uomini vivi, indipendentemente dalla data di nascita.

 

Commenti

  1. urlomancino ha detto:

    Bello il post. M’hai fatto ritornare con la mente alla mia supplenza invernale nel Polesine, quando, durante i primi giorni, dal momento che non si sapeva ancora quanti giorni sarei dovuta rimanere là, mi diedero dei libri di educazione tecnica vecchi, ma, talmente vecchi, che non c’erano nemmeno le copertine! Ammetto di aver approfondito su internet (era pur sempre la mia prima supplenza). E, capisci la gioia, quando, dopo circa due settimane, mi sono stati recapitati in albergo libri e registri di classe nuovi. Che colpo al cuore averli dovuti lasciare lì… E che magra consolazione il cd che mi ritrovo ora!

  2. manu ha detto:

    quanto mi manchi PROF.!!!!!!

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