Guardate attentamente la foto in alto. Se siete di Napoli, probabilmente avrete già riconosciuto il posto. Se non lo siete, ma leggiucchiate di cose d’arte, vi diamo il classico “aiutino”: siamo in via Settembrini. Vi dice niente questo indirizzo? È quello del Museo Madre. Ora, passi per il fatto che alla mostra di Sislej Xhafa due video su tre sono spenti; che la collezione è stata rivoluzionata (per esempio, al secondo piano Merz non lo trovate più, ma di questi cambiamenti sul sito del museo non c’è traccia); che l’orario di apertura è 10,30 – 14,30; ma ditemi davanti a quale museo del mondo si trova un trenino di cassonetti della spazzatura + macchina + scootern parcheggiati sul marciapiede. Per non parlare del degrado di tutti i palazzi circostanti. Finestre murate, muri fatiscenti, “libertà” edilizie, ciuffi d’erbe malefiche spuntati in ogni crepa possibile. Ma il Beaubourg napoletano non doveva essere il volano di sviluppo dell’intera zona? (quanto ci piaceva all’epoca questa espressione: “volano di sviluppo”) Il palazzo di fronte, ingabbiato da impalcature e teli, non doveva ospitare progetti di residenza? Ci siamo persi qualche puntata?
E adesso cosa dovremmo dire? Che, viste le condizioni in cui versa una città totalmente abbandonata a se stessa, è già troppa grazia se i medesimi cassonetti non traboccano di rifiuti? Se i rifiuti medesimi non sono sparsi sul marciapiede?
Per fortuna di questa faccenda si saranno accorti in pochi, visto che oggi, tra le 10,30 e le 11,30, all’interno del museo non c’era sicuramente il rischio di andare a sbattere contro gli altri visitatori…