Trucco sgargiante, abiti di tendenza, smorfiette ammiccanti. Poi lo scatto. Anzi, il più delle volte l’autoscatto, magari allo specchio, con il telefonino o la digitale ben in vista. E subito dopo si va on line.
Così fan tutte? Ovviamente no, perché generalizzare è sciocco e, anzi, spesso sono le stesse adolescenti a ribellarsi verso chi le vorrebbe tutte così. Anche perché ci sarà pure qualche responsabile della loro sempre più precoce “perdita di innocenza”, qualcuno che le spinge a sognare un avvenire da velina, letterina, meteorina (o di consigliere regionale…), ad assumere pose lesbo-chic o da maliarda, a suggerire che le brave ragazze vanno in paradiso ma le cattive vanno dappertutto.
Non è comunque a caccia dei colpevoli che si muove Anna Utopia Giordano, artista, poetessa, attrice e modella, che in My social generation ha cercato di mettere a fuoco obiettivamente uno spaccato generazionale, calandosi nei panni della tredicenne Amy Little Princess e immortalandosi in un turbine di autoscatti fragolosi, con tanto di slogan ingenuamente provocatori, tra kokkole e malizia.
Un lavoro dai risvolti psicologici e sociali, semplice nell’ideazione e nella confezione, e che proprio per questo si presta ad aprire diversi scenari, senza assumere atteggiamenti pontificanti o ironici, ma invitando a riflettere responsabilmente sulle conseguenze di questi shooting casalinghi, nati apparentemente per gioco dietro il cartello “Do not disturb” appeso alla porta della cameretta. Avvertimento a volte superfluo, visto il desolante sospetto che a quei fragili usci non bussi alcun adulto.
Ma c’è altro: un tempo la sfilata nel corridoio di casa sui tacchi della mamma finiva lì, oggi la passerella è – oltre alla movida con orari e look sempre più elastici- la Rete. Dove fioccano i cuoricini di approvazione delle amiche, ma possono annidarsi persone senza tanti scrupoli. Di cui eventualmente approfittare per comprarsi un cellulare nuovo o un paio di jeans alla moda.
Scandalizzati? Choccati? È la realtà. Triste, allarmante. E non serve nasconderla. Avete notato che l’acronimo dell’operazione di Anna Utopia Giordano equivale a uno dei termini tipici dello slang sincopato del Terzo Millennio? L’artista lancia un msg. A voi raccoglierlo.
Come nasce il tuo progetto? E con quale intento?
È nato guardandomi intorno, spontaneamente. Il mio scopo è sensibilizzare, stimolare il dialogo… non m’interessa imporre una riflessione forzata e il mio punto di vista personale, per questo in My Social Generation mi sono limitata a interpretare la tredicenne Amy Little Princess come se fossi un’attrice, in maniera distaccata. Se non avessi rischiato di incorrere in problematiche legali attinenti la privacy, avrei utilizzato fotografie di terzi trovate online. Non è nei miei intenti trasmettere un unico messaggio preciso, la connotazione data al progetto è neutrale: mi limito a riportare i fatti cercando di annullare il mio punto di vista. Preferisco che le opinioni sull’argomento si formino spontaneamente. In verità, se prendiamo in considerazione il rapporto che ho con la fotografia, si può interpretare il progetto anche in maniera molto più semplice: una serie di fotografie in stile adolescenziale contemporaneo, senza troppe pretese, sviluppate per permettermi di giocare con gli standard sociali. E, in effetti, così lo “guarda” chi non conosce le dinamiche che vi si nascondono dietro.
Chi recepirà meglio il tuo messaggio? I genitori o i figli?
Msg è volutamente impostato per essere proposto agli adulti. Un messaggio, quello più forte, riguardante la problematica della baby-prostituzione (che non ha a che fare con la pedofilia) e dei pericoli presenti online, lo recepiscono sicuramente meglio le mamme. Dico questo in quanto ho già sottoposto il progetto a diversi genitori e, soprattutto le mamme, hanno apprezzato il mio intento di sottolineare dinamiche che loro, spesso, già conoscono. I social network sono sempre più diffusi: ciò che io ho fatto è stato cogliere, in parte, lo spirito del tempo per creare un “ponte comunicativo” tra adulti anainformatici e la nuova generazione di “nativi digitali”. Chiunque abbia un account su facebook, netlog o badoo conosce perfettamente come vanno le cose su internet! La prima cosa che mi è stata detta: “…ma i genitori di queste ragazzine dove sono? Come possono lasciare i figli su internet allo sbando completo?”. Mancava lo step successivo: quando ho chiesto se conoscono cosa capita tra le mura scolastiche, sono rimasti perplessi e preoccupati.
Hai mostrato le foto a qualche adolescente? Cosa ti ha detto?
Sì, l’ho fatto. Gli adolescenti con cui mi sono confrontata hanno uno spirito critico molto elevato, loro stessi mi hanno esortata a portare avanti il progetto. Pensa: mi hanno mostrato i profili facebook delle loro compagne di scuola suggerendomi le pose e le frasi più diffuse!
Fragilità, esibizionismo, seduzione, innocenza. Queste parole possono essere associate al tuo progetto?
Fragilità ed esibizionismo: due facce della stessa medaglia. Chi ha bisogno di mostrare se stesso in maniera estrema e ossessiva nasconde spesso una grande fragilità, ha bisogno di conferme e apprezzamenti costanti per evitare di confrontarsi con le proprie paure. Indubbiamente gli adolescenti hanno una personalità variabile, in via di sviluppo, e i modelli imposti dai mass-media li scagliano in un inferno di timori e ansie. Causa ancor maggiore è la mancanza di una educazione emotiva da parte dei genitori. Lo stesso discorso si può fare per la seduzione compulsiva: la necessità di “mangiare” amore è sintomo di un grande vuoto dentro di sé. Gli adolescenti attraversano una fase delicata in cui il loro corpo si sviluppa e cambia (in particolar modo nelle donne), imparare a conoscerlo giocandoci è positivo (e qui subentra quella innocenza giovanile che ti fa stare ore di fronte allo specchio a truccarti con gli ombretti della mamma) ma, nella società in cui viviamo, il rischio di degenerare è alto. Io credo che nei social network ci sia una catastrofe silenziosa in atto: quanto vali, per adolescenti e non, è misurato a seconda degli “i like” che ricevi.
L’orco del Terzo Millennio abita su Internet?
L’orco, di qualunque millennio, ha sempre gli stessi metodi (violenza fisica, psicologica e verbale)… li applica a diversi contesti ma dimora ovunque, sia nel mondo fisico che in quello virtuale.
Oltre che performer, poetessa e artista sei una modella… non ti sembra di essere un po’ contraddittoria? In fondo, le ragazzine che si fotografano davanti allo specchio cercano di assomigliarvi…
È vero, faccio (anche) la fotomodella e lavoro con l’immagine… però, se dai un occhio al mio portfolio, non troverai una sola fotografia glamour di intimo o nudo. Non ho mai prestato il mio corpo per video o progetti da “velina”: poso per fotografie in quanto viviamo indiscutibilmente in una società basata sulle immagini e in questo modo, grazie al “supporto visivo”, riesco a dotare i miei progetti di una forza maggiore… però ho sempre fatto le cose a modo mio (curo spesso styling, make-up, concept e scenografie). Lo dico: a chi vuoi che possa interessare, al di fuori degli addetti ai lavori, una mia rapsodia di questo tipo: “clivaggio aforico/di rilievi elementari/ruvidi, assuccati/a magmi omeomorfi/immersi e/flessi in C4H9NO2”? Parlo con un tono consapevolmente riduttivo ma è la verità più pura, purtroppo. Puntualizzo su una cosa: l’apparire non lo vivo in maniera negativa. Siamo nati e, quindi, non possiamo fare a meno di “venire alla luce” e mostrarci… nasconderci è impossibile. Nonostante questo, ritengo le immagini delle “cose” morte. Sono frammenti di un passato defunto che ci trasciniamo dietro per paura di essere liberi, forse. Vivere senza ricordi, senza abitudini, senza legami… chi potrebbe riuscirci? Vivere senza la certezza di riuscire a mettere costantemente insieme tutti i processi mentali e fisici che sviluppano il pensiero, la parola… senza la certezza di riconoscere se stessi, di avere coscienza di sé. Cito sempre Roland Barthes quando esprimo questi concetti in quanto definiva i fotografi degli “agenti della morte”. E, quindi, mi chiedo: che tipo di passato, quali ricordi, noi tutti stiamo fissando oggi su internet – un mondo virtuale che c’è ma non esiste, che sfioriamo ma non tocchiamo – condividendo sui social network fotografie, video, informazioni personali.. e quale ruolo sta assumendo la nostra memoria fisica? Questi ragazzi tra 10 anni, guardandosi indietro e trovando così tante informazioni “pronte all’uso”, quale reazione avranno?
Una domanda da rotocalco: cosa consiglieresti ad una ragazzina che vuol fare la modella?
Ciò che consiglio a chiunque in tutti i campi: scappa dagli ambienti in cui non sei sereno, aderisci a te stesso, non prenderti troppo sul serio. E, soprattutto, ricordati sempre che sei libero di scegliere i modi in cui essere.
Come sarà allestito il lavoro?
Trasformerò lo spazio dedicato a My Social Generation, presso il CeRiDo di Fiumicello, in una cameretta di ragazzina tredicenne.. poster alle pareti, peluches, computer sulla scrivania (in cui scorreranno gli autoscatti), vestiti in disordine, libri di scuola. Ci saranno degli elementi di disturbo a sorpresa… lascio un po’ di suspense in merito…
Ci saranno anche delle tue “rapsodie”?
Mentre a Fiumicello espongo MSG, in cui le mie poesie non sono contemplate, il 3 luglio inaugura anche Thanateros a Gorizia (presso l’Associazione Seghizzi). Thanateros è un progetto che unisce fotografie, di Luca Catellani, e mie rapsodie. I temi trattati sono esoterismo, magia e religione.
Anna Utopia Giordano_ My social generation_ Fiumicello (Ud)_ CeRiDo
(3- 30 luglio 2011)
Seguo da tempo con molto interesse la poliedrica attività di Anna Utopia Giordano e posso affermare senza tema di smentita che se gli artisti italiani possedessero un decimo della sua vulcanica creatività avremmo un secondo Rinascimento.
GualbertoAlvino
un bel focus direttamente dal mondo di oggi,chissà se riuscirà a far riflettere un po’, speriamo
banale e noioso perchè artisticamente “ingenuo”, schietto, troppo fresco per noi abituati alle elucubrazioni ridicole e insensate degli artisti che vanno per la maggiore in Italia, o sbaglio? aggiornatevi