Alla mostra viene il gruppo. Il gruppo, si sa, la domenica pomeriggio non ha niente da fare. Il gruppo si pianta davanti alle opere perché c’è la guida che spiega. Il gruppo si beve pure la giustificazione di un allestimento che, come dire?, proprio rigoroso non è però fa pathos. Il gruppo però, proprio perché ha la guida, si scansa i pannelli 3 x 6 scritti col rigore scientifico di una mariaventuri e quindi a quel punto il catalogo che se lo compra a fare. Il gruppo è di bocca buona oppure, proprio perché ha la guida, non osa interrogarsi sulla natura di certi accostamenti: basta, chi organizza la mostra sa perché lo fa, e poi guarda quei colori come sono simili, eh già, il criterio sarà quello, stanno bene l’uno vicino all’altro. Al gruppo non viene il mal di mare se il curatore poga nello spazio e nel tempo dell’arte. Il gruppo non se ne accorge manco che a un certo punto la mostra esce fuori tema, e non ci torna proprio più. Il gruppo ti guarda aggressivo se cerchi di metterti non dico davanti ma appena appena accanto ai suoi fortunati membri. Il gruppo non capisce che non puoi tagliarti le orecchie e quindi pure se non hai pagato la sua guida non puoi fare a meno di ascoltarla. Il gruppo non intuisce che la sua guida faresti pure a meno di sentirla, perché la mostra vorresti vedertela in santa pace: in fondo, anche tu hai comprato il biglietto. Il gruppo sospira e si sdilinquisce davanti alle opere, tu invece le trovi boh, mmmsì, mah, certo se si togliessero dai piedi entro dieci minuti sarebbe meglio. Il gruppo dovrebbe essere scaglionato, tipo entrare non prima che l’altro gruppo sia uscito, o dopo le otto di sera, tanto quelli del gruppo che tengono da fare? Il gruppo, alla fine della mostra, ti intasa il guardaroba e c’è sempre qualcuno che non trova il suo cappotto. Il gruppo, alla fine, esce giulivo dal bookshop, ognuno con la sua bustina contenente una cartolina o una matita o il calendarietto da tavolo. E mentre lascia appagato la mostra, il gruppo ha in testa un solo pensiero: dove andiamo a mangiare una pizza? (E meno male che nessuno ha comprato il catalogo, perché tirarselo dietro in pizzeria sarebbe stato un problema… ). Comunque evviva il gruppo: il gruppo fa cassa ed è bello che la cultura faccia cassa, nel nostro Paese dell’arte. E poi il gruppo, nei bagni, mentre sei in fila ti regala i migliori commenti. Evviva soprattutto il gruppo dei pensionati. Essi ti guardano con odio se ti rubacchi la loro guida per un po’, ma non sanno quanto tu guardi con odio loro. E che stavolta, nel nostro Paese dell’arte, la mostra e il fatto che loro sostino davanti ai quadri di qui all’eternità non c’entra per niente.