CIVISuali

5 luglio 2014

 

Pensato ad hoc per la Biblioteca Civica, il progetto CIVISuali si incardina sui caratteri maiuscoli: civis come riferimento al luogo per il quale è stato concepito, civis come cittadino. Casalese, in questo caso, di nascita o d’elezione, perché l’appartenenza si avverte all’improvviso, si sceglie temporaneamente, si adotta per sempre indipendentemente dall’anagrafe. Senza impedire a se stessi di sentirsi cittadini del mondo, come esemplificano molte delle immagini esposte, che allargano la visuale ben oltre i confini dell’ex capitale del Marchesato. Ricordando allo spettatore che il limite non è contenitore, ma sfida che invita ad essere continuamente varcata, o rimossa.
Tradizione è la parola chiave del modus operandi di Guido Doria, che con paziente tecnica analogica cristallizza il lucore fluviale, i cieli stracciati, le atmosfere romantiche e l’aspra fertilità della natura monferrina. Addentrandosi nella città, Luciano Bobba ne accarezza gli strati di pelle, sovrapponendo evanescenze di vita presente e passata in un caleidoscopio metastorico. Fotografia come invenzione e documento, estetica come percezione sensibile di una matrice nascosta. Più a fondo, nella pace gelosa del Museo Civico, Ilenio Celoria ha rapito i Silenzi dei volti dipinti su tela, restituendo loro voce, respiro, esistenza. Facce, sguardi, mani: ci lavora Elio Lussu, ora scavando ora sfiorando geografie emotive, in scritture di luce che si dipanano come narrazioni malinconiche, orgogliose, intime. La musica del corpo e delle espressioni è partitura che non ha segreti per Carlo Strozzi, che con esperto mestiere esegue tema e variazioni puntando verso la comunicazione diretta e perspicua, anche quando si cimenta in prove dagli accenti surrealisti. Alessandro Adinolfi preferisce esplorare le “vie dei canti” senza indugiare in un esotismo di maniera, unendo al taglio del reporter onesto la struttura compositiva e la ricerca cromatica propri della pittura. Di contro a un mondo così brulicante, è una poetica dell’assenza quella di Daniele Podda, che si lascia suggestionare dalla foto di archeologia del secolo scorso per immortalare lo scheletro caduco di un’acciaieria dismessa, reliquia di un sogno industriale infranto. L’esaltazione creativa del lavoro è invece la cifra stilistica di Dario Canova, i cui still life di sobria eleganza mettono in posa oggetti e concetti, costruendone o cogliendone appieno il mood. L’unitarietà della visione si frammenta e moltiplica, infine, nelle sperimentazioni di Igor Furlan: sovrapposizioni talvolta guidate da automatismi inconsci, che evolvono in esiti astratti e in un’intenzione decorativa “alta”.
Un evento site specific sì, ma senza passaporto. E soprattutto privo di gerarchie di genere. La querelle intorno alla fotografia – arte tout court? Artigianato? Di tutto un po’? – può proseguire anche da qui…

Testo critico per il progetto
CIVISuali _ Biblioteca Civica, Casale Monferrato
5 luglio 2014

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