Quando si legge il nome “Caravaggio” associato a quello di “mostra”, ormai scatta, quasi come un riflesso pavloviano, una reazione di diffidenza e scetticismo. Troppe, e talvolta scadenti, operazioni sul pittore lombardo ci martellano da anni. Quindi, all’annuncio dell’esposizione al Broletto la domanda è stata: che cosa ci sarà mai di nuovo da vedere, e per giunta “in provincia”?
Rispondendo subito al primo quesito: di nuovo, per quanto riguarda la “star”, nulla (e meno male, verrebbe da dire, viste le attribuzioni e le “scoperte” degli ultimi anni), in quanto l’unica tela del maestro qui esposta è il ben noto e visibile Ecce homo, solitamente allocato nel genovese Palazzo Bianco. Eppure la mostra, una piccola mostra, finisce con lo sgretolare le riserve della vigilia.
Perché? Sembra poco elegante dire “perché è gratis”, ma di fronte a pasticciacci da 10 euro a biglietto conta pure questo. Naturalmente, il vil denaro non può essere l’unico fattore per il successo di un progetto che si fa apprezzare perché propone belle tele. Proprio così: belle. Anche se i nomi di Nicolas Tournier, Giuseppe Vermiglio, Matthias Stomer e perfino di due grandi pennelli liguri come Domenico Fiasella e Giovanni Andrea De Ferrari non diranno granché ai frequentatori meno incalliti delle quadrerie. Sprazzi di notorietà potrebbero invece essersi già estesi a Simone Peterzano, maestro del giovane Merisi, presente con una luminosa e delicata Annunciazione; a Giovanni Baglione, storico “avversario” degli anni romani, qui con una pala dagli altari di Pogno raffigurante l’emaciato e pallido San Carlo, borromaico “princeps” della diocesi locale, ritratto come una maschera cerea anche da Tanzio da Varallo, autore incostante quanto intrigante. Gli studiosi, poi, potranno appassionarsi nel tentativo di dare una fisionomia più definita al cosiddetto Maestro di Baranello (impresa già affrontata da Gianni Papi).
Tutto ciò ne fa una mostra “di nicchia”? Probabilmente sì, ma non è un elogio da snob. È “di nicchia” perché propone un nucleo di artisti poco frequentati. Perché tale nucleo è piuttosto circoscritto, a livello cronologico e territoriale. Ma anche perché l’allestimento in un unico ambiente favorisce la tranquillità e la concentrazione, i quadri ben illuminati non costringono a faticose ginnastiche, il “contenitore” non è invadente. La tela di punta è, ovviamente, piazzata al centro della scena. Non è questa la sede più adatta per ripercorrere la complessa vicenda attributiva, ma l’occasione espositiva può essere una molla per stimolare curiosità nel pubblico ed approfondimenti da parte degli esperti. Certo, quella testa di Pilato (secondo alcuni, con le fattezze di Andrea Doria) ha un’aria un po’ posticcia… colpa dei restauri o punto interrogativo sull’autografia?
Vivamente consigliato, infine, un giro al pianterreno, dove fino al 7 settembre resterà un quadro in tour dalla Sabauda di Torino, attualmente in ristrutturazione: San Francesco e San Carlo davanti alla statua della Madonna di San Celso del Cerano, cui fa compagnia il Compianto sul Cristo morto del medesimo appartenente alle collezioni dei Musei Civici Novaresi.
Gratis anche questo.
Capolavori caravaggeschi a Novara. Pittura di realtà a Novara e nel suo territorio_ a cura di Anna Maria Bava e Francesco Gonzales_ Novara, Arengo del Broletto
(31 maggio – 20 luglio 2014)