Qualche giorno fa ho visto quest’immagine su Facebook. Ho pensato: perdinci, qual singolare accolita di femmine disilluse! Poi, indagando un po’, ho scoperto che – scritta a parte1 – la vignetta è un’opera dell’artista messicano José Rodolfo Loaiza Ontiveros. Non ho informazioni né argomenti tali da poter dire se questa sia o meno una “rinconografia”© tout court, ma, in ogni caso, ignoro cos’abbia Frida Kahlo in comune con: una che non si è sposata il ciuccio ma poco c’è mancato; un’altra che faceva i servizi nella casa dei minatori dove s’era imbucata; un’altra ancora che s’è messa col principe azzurro grazie al piede e non, più prosaicamente, alla sede della “fortuna” (bizzarra, l’anatomia!). Fanciulle di carta le quali, al limite, hanno passato un guaio per colpa di qualche stregoneria o matrigna gelosa. Il che, se permettete, è un po’ diverso dall’essere trapassata da una sbarra di metallo dopo che il tuo autobus s’ è scontrato con un tram. Nessuna di queste privilegiate ha amato tempestosamente un muralista egocentrico, militato nel partito comunista, conosciuto Trockij e Tina Modotti. Ma soprattutto ha mai preso un pennello in mano. Perché la chica messicana col sopracciglio importante e il look variopinto (che ha fatto trecentotrentaduemila visitatori alle Scuderie del Quirinale, suonandogliele perfino a Caravaggio) era, anzi è, un’artista. Dipingeva, disegnava. Da sdraiata, da seduta, mezza sana, piuttosto acciaccata, piena di energia, svuotata dal dolore. Ma quello era. Un’artista.
Domani a Genova inaugurerà la seconda tappa del tour italiano Kahlo-Rivera, che probabilmente farà altri trecentotrentaduemila ingressi. Non avendo (volutamente) letto recensioni relative all’esposizione capitolina, mi domando: cosa cercheremo, noialtri popolino delle mostre, a Palazzo Ducale? Il romanzo di Frida o i quadri di Frida? Il corpo o il sangue? La principessa disney del merchandising o la pintora davanti e dentro al quadro?
1tr.: Ragazze, non vi angustiate: tutti i principi sono un manipolo di manigoldi.