La tavolozza bruna di Steven Cox

21 febbraio 2015

IMG_7880 Danilo Donzelli photography
Continuità e contiguità guidano il pennello di Steven Cox, in mostra alla Galleria Annarumma (via Carlo Poerio) fino al 28 febbraio: accostamenti tra opere di piccolo formato, oppure interni a lavori più grandi, fanno da filo conduttore alla sua prima personale italiana. Tele elaborate con tecniche diverse nella dimensione più congeniale all’artista scozzese: lo studio, luogo di sperimentazione e riflessione su una pratica alla quale si dedica in modo esclusivo fin dagli esordi. Un orizzonte che ha preferito aprirsi non ad altri campi delle arti visive, bensì alla poesia: da Burns a Bukowski passando per l’hip hop, fonte non solo d’ispirazione, ma anche di suggerimenti “strutturali”. Analogamente a molti canzonieri, i dipinti infatti sono connessi in una visione omogenea (non a caso il titolo dell’esposizione è “An end has a start”, “Una fine ha un inizio”): «I lavori piccoli sono frammenti o studi di singoli processi che si completano a vicenda stando l’uno accanto all’altro, senza distrazioni. – spiega Cox – Nelle opere più grandi, questi processi sono combinati insieme. Il legame tra i lavori consiste nel fatto che una serie di processi è stata esplorata durante l’intera esposizione». L’esame del vocabolario pittorico si concentra su scansioni geometriche e rese cromatiche. Le prime riflettono schematicamente il parallelismo con la poesia, articolando la tela in “strofe”: «Alcuni tipi di poesia, in particolare quelle di Robert Burns, possiedono la ripetizione di linee specifiche, che creano struttura e aggiunge enfasi all’umore o emozione. È affascinante come la ripetizione possa generare intensità». Ma, mentre gli strumenti del versificatore sono le figure retoriche, è sulla tecnica che si espandono le possibilità espressive del suo astrattismo: «Sento che le opere consistono in diverse tecniche pittoriche o processi che, quando combinati, si completano e contrastano a vicenda». All’insegna dell’armonia e dell’equilibrio è pure la tavolozza bruna e terrosa sfoggiata a Napoli, “combinazione” quanto mai appropriata visto che, alla domanda “site specific” – quale pittore italiano, del passato o di oggi, ti colpisce? -, la risposta di Cox punta decisa su un solo nome: Caravaggio.

(Articolo pubblicato sul Roma, 21 febbraio 2015)

Steven Cox_ An end has a start_ Napoli, Annarumma
(17 gennaio – 28 febbraio 2015)

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