“A Large Small Room”: ruota intorno ad un ossimoro la mostra di Max Neuhaus, fino al 7 marzo alla Galleria Artiaco. Una retrospettiva, essendo l’autore scomparso nel 2009 a Marina di Maratea: a Piazzetta Nilo, un’installazione sonora e una ventina di opere grafiche avvicinano a quello che, partito negli anni Sessanta come percussionista, divenne poi uno dei pionieri della Sound Art e, abbandonata la carriera di musicista tout court, andò via via caratterizzandosi come artista visivo. Scultore immateriale, visto che gli “oggetti” plasmati erano suono e spazio, usati per comporre interventi ambientali fluidi ed elastici, che vivevano anche grazie all’interazione con il pubblico (tra gli interessi di Neuhaus, vi fu la psicologia). Environments che, data la natura soggettiva dell’esperienza acustica e visiva, potevano e possono tuttora essere percepiti “grandi” e al contempo “piccoli”. I dittici in grafite e matite colorate su carta trasparente tracciano in modo schematico costruzioni attraversate da onde e vibrazioni, e sono accompagnati da un breve testo scritto: opere sinestetiche in potenza, nelle quali l’autore cerca di dar corpo alla presenza del suono. Testimonianze di uno sforzo teso a codificare la nuova pratica artistica con strumenti giocoforza non convenzionali, di fronte all’inadeguatezza di pentagramma e notazione tradizionale; tracce di una progettualità qui non sviluppata acusticamente ma affidata all’immaginazione di chi guarda, magari associandola ai lavori che Neuhaus ha lasciato in diversi luoghi e musei americani ed europei, da Times Square al Castello di Rivoli. Disegni fatti “con le orecchie” che cercano di rendere visibile l’invisibile, di rappresentare un’idea sfuggente e intangibile, ma che l’autore volle tradurre in “architettura” e “paesaggio”.
(Articolo pubblicato sul Roma, 2 marzo 2015)
Max Neuhaus_ A large, small room_ Napoli, Galleria Alfonso Artiaco
(16 gennaio – 7 marzo 2015)