Certe cose nascono per caso, o per destino. Per esempio, una persona va in un posto, vede un quadro, legge un prezzo e apre una sottoscrizione. Non è chiaro? Occorrono i dettagli: il posto è la Quadreria dei Girolamini; il quadro è “La Cena in Emmaus” attribuita a Massimo Stanzione, che nel corso degli anni è scomparsa e ricomparsa senza, probabilmente, mai essersi mossa da lì; il prezzo non è quello della vendita (nonostante i tristi precedenti del Monumento di via Duomo), ma la somma necessaria per il restauro della tela, estremamente danneggiata. A lanciare la colletta è stato un non addetto ai lavori, Mariano Russo, che dopo aver visto il dipinto ha proposto la sua idea di crowdfunding a – come suol dirsi – parenti e amici entusiasti. È stato poi un referente istituzionale, il conservatore dei Girolamini Sergio Liguori, a suggerire un contatto con l’Associazione “Amici di Capodimonte”, che in memoria di Umberto Bile aveva già finanziato la pulitura di due opere (“L’angelo custode” di Giovanni Balducci e la “Fuga in Egitto” di Guido Reni). Settemila euro la cifra da raggiungere entro il 14 marzo, termine di scadenza di una raccolta i cui risultati vengono aggiornati in progress sulla pagina del gruppo Facebook appositamente creato (“Restauro de La Cena in Emmaus di Stanzione”). Al di là degli importi – ma anche 20 euro possono essere un “mattoncino” utile – significativo è il dato relativo alla provenienza dei donatori, una quarantina dei quali non napoletani. Un’iniziativa partita come gesto spontaneo, premiata però da un coinvolgimento nel quale, probabilmente, hanno avuto peso le note vicende di un luogo simbolo del saccheggio ai danni del patrimonio. Ma per una resurrezione non è sempre indispensabile un miracolo: a volte anche un più profano iban può andar bene.
(Articolo pubblicato sul Roma, 6 marzo 2015)