Expo è già iniziata, ma il Belpaese deve ancora calare i suoi migliori assi. Come spesso accade quando si vuole far bella figura col mondo, dal forziere dei gioielli di famiglia si apprestano infatti ad uscire i preziosi “made in Sud”: dalla fine di luglio arriveranno dalla Campania a Milano, in un Palazzo Reale che già ospita il genio di Leonardo, autentici pezzi da novanta del patrimonio archeologico meridionale, fra cui il Tuffatore di Paestum, la statua di Trittolemo da Santa Maria Capua Vetere, più una ricca serie di vasi a figure rosse e di pitture ad affresco. Altro oggetto di culto che lascerà temporaneamente la teca del Museo Archeologico partenopeo (prima di tornarvi in una nuova vetrina antisismica) sarà lo splendido vaso pompeiano lavorato secondo la tecnica del vetro cammeo, con amorini vendemmianti in bianco su fondo blu. Questi prestiti eccezionali contribuiranno alle sei sezioni di “Mito e Natura”, progetto curato da Gemma Sena Chiesa e Angela Pontrandolfo, che attraverso le antiche rappresentazioni della natura indagherà sui vari aspetti dell’“impronta ecologica” lasciata già secoli orsono dall’uomo sulla Terra, in linea col tema della fastosa kermesse internazionale “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Nel frattempo, a Napoli avrà già aperto i battenti – dal 27 maggio – “Pompei e l’Europa. 1748 – 1943” a cura di Massimo Osanna, Maria Teresa Caracciolo e Luigi Gallo. Due i palcoscenici espositivi: il primo è il Salone della Meridiana all’Archeologico, dove uno “show” partito dal Grand Tour settecentesco arriverà alle tante personalità del Novecento (Picasso, Klee, le Corbusier, Cocteau) sedotte dalle rovine di un passato risorto dalle proprie ceneri. “Rapiti a morte” è invece la mostra pensata da Massimo Osanna e Adele Lagi con l’allestimento di Francesco Venezia, che, nell’Anfiteatro di Pompei, presenterà per la prima volta al pubblico i calchi recentemente restaurati della Soprintendenza. Ciliegina sulla torta, una rassegna fotografica ideata da Osanna, Ernesto De Carolis e Grete Stefani documenterà il progresso delle campagne di scavo tra Ottocento e Novecento. La scommessa potrebbe essere quella di eguagliare l’enorme successo di “Life and death. Pompeii and Herculaneum”, tenutasi due anni fa al British Museum, confidando tra l’altro nei collegamenti superveloci tra la città della Madonnina e quella di San Gennaro. Sperando che una volta tanto ci si possa “nutrire” con i prodotti nostrani, e alla nostra tavola.
(Articolo pubblicato sul Roma, 25 maggio 2015)