Quel mucchio di trolley solitari e dai colori vivaci, ritti e in posa come un’installazione, è senza dubbio una delle descrizioni più emblematiche del concetto di vacanza contemporanea. Dietro l’obiettivo, Raffaela Mariniello, la fotografa napoletana che proprio al tema del viaggio e del turismo ha dedicato una parte importante della propria ricerca…
Un bilancio dell’“anno scolastico” appena trascorso…
Un buon bilancio, sono contenta. Il museo Madre ha acquisito il video “Still in life 2014”, sul rogo di Città della scienza, un lavoro intenso che è stato molto ben accolto a Napoli. Il video, che ho realizzato con Giacomo Fabbrocino a un anno dalla tragedia, è un lento sopralluogo tra le macerie, che cerca di restituire le suggestioni, gli esiti desolanti di un incendio doloso, per costruire una sorta di collezione della memoria.
Estate di svago o di lavoro?
Difficile che un’artista si possa svagare: si lavora sempre, l’arte non ti abbandona mai, magari si rallentano un po’ i ritmi perché tutti sono in vacanza e questo da un lato è meglio, perché lascia un po’ più di spazio alla riflessione. Pensavo di tornare a Palermo quest’anno, dedicarmi a lunghe passeggiate, sopralluoghi che mi suggeriscano magari un nuovo lavoro sul paesaggio. Sono sempre alla ricerca di quelle che chiamo installazioni spontanee, scene, oggetti, luoghi dove le cose sono messe lì a caso ma che, estrapolate dal contesto attraverso la fotografia, sembrano costruite dalla mano di un artista.
Cosa non manca mai nella tua valigia d’artista?
L’attrezzatura, macchina fotografica e cavalletto, o videocamera, dipende a che si sta lavorando, un taccuino, una matita con cui scrivo appunti, faccio piccoli schizzi, oppure prendo note su ciò che osservo. A volte capita che in vacanza con gli amici conduca una vita parallela. Per esempio, una volta, in Sardegna, tutti andavano al mare ed io invece preferivo una cava dismessa che ho visitato per giorni: un’esperienza quasi mistica. Naturalmente ne ho fatto un lavoro: un video con tecnica time lapse.
In vacanza, visiti mostre, musei, monumenti?
In verità, visito mostre, musei e monumenti tutto l’anno, ci sono dei periodi in cui si prendono apposta dei giorni per quest’attività, che infine fa parte del lavoro! Suggerisco, se si ha un po’ di tempo, è visitare il nuovo spazio di Prada a Milano: 10.000 mq. progettati da Rem Koolhaas dedicati alla collezione e alle mostre di arte contemporanea e classica. Tra le altre, c’è l’esposizione curata da Salvatore Settis sulla scultura classica: anche le due magnifiche statue dei corridori del Museo Archeologico di Napoli hanno fatto una vacanza all’interno di questo bellissimo progetto.
Un viaggio da ricordare? E uno da dimenticare?
Un viaggio da ricordare che ho fatto anni fa per lavoro è quello a Beirut, una città che ho fortemente cercato, dov’ero certa di poter trovare le contraddizioni che anche a Napoli sono solite stare insieme. Cercavo il Mediterraneo del Vicino Oriente e Beirut è la più occidentale delle città arabe: da un lato gli yacht, il porto turistico e i club nautici esclusivi, dall’altro le macerie ancora fumanti di una città distrutta da tante guerre. Un paradosso che mette però in evidenza quanto possa essere vivo un luogo. Il viaggio da dimenticare non so se esiste: a meno che non capiti una disgrazia, il viaggio è sempre da ricordare perché è esperienza, apertura della mente, allontanarsi dalle proprie quotidianità ed abitudini, è sempre importante. La questione del viaggio è stato anche un mio tema fotografico qualche anno fa: ho attraversato l’Italia come meta del Grand Tour, duecento anni dopo, cercando di mettere in evidenza quanto poco ormai si viaggi in quel senso di formazione che portava una volta le persone in Italia. Al contrario le nostre città snaturate, svuotate dalla loro identità storica, oggi ormai sono solo piene di oggetti pacchiani e senza senso. Se si vuole veramente fare del viaggio un’esperienza, bisogna mettersi delle lenti spesse e cercare di approfondire. La superficialità con cui si viene a conoscenza delle cose oggi lascia spazio al massimo al souvenir. Torni a casa e cos’hai veramente capito di un luogo?
La vacanza che ti manca?
In verità non amo particolarmente le vacanze, almeno non in un senso classico. Non riesco a stare senza far niente. Se guardiamo all’etimologia della parola, cioè “vacare”, essere liberi da occupazioni, in questo senso non riesco a concepirla. Credo che l’esperienza di un artista indichi una vita un po’ fuori dagli schemi, nel bene e nel male. A volte sembra non ci siano tempi che vanno in sintonia con il resto del mondo, orari, appuntamenti fissi. Eppure chi lavora con l’arte sa bene che sono necessari una grande concentrazione, disciplina e metodo in questa pratica che sembra avvolgere la vita intera. Come diceva Conrad, “Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?”.
(Articolo pubblicato sul Roma, 22 agosto 2015)