Impossibile, con quella faccia così, non eccitare schiere di penne: da Burckhardt a Federico Zeri e oltre, fino ai nostri giorni. Discettando a gara sull’identità del misterioso soggetto, che giudizi in ordine sparso hanno definito “sfrontato”, “arrogante”, “furbo” o addirittura la personificazione stessa del Male (Sgarbi). Del resto, la minuziosa anatomia dell’“arco incorruttibile della fronte” – per dirla con Longhi -, dell’enigmatico sorriso, dello sguardo ironico e altero, il virtuosismo tecnico e l’acume psicologico fanno di questo “Ritratto d’uomo” un paradigma del suo autore, Antonello da Messina. Pittore che proprio a Napoli apprese, nella bottega di Colantonio, la finezza dei pennelli “alla fiamminga”, e che vi ritorna per la proposta di Natale (fino al 10 gennaio) delle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, grazie ad uno scambio con Torino. Perché, se dalla Prima Capitale arriva a Palazzo Zevallos Stigliano il capolavoro del pittore siculo, dalla banca di via Toledo sono partite tre tele seicentesche, protagoniste di un focus che Palazzo Madama dedicherà al milieu partenopeo gravitante attorno a Jusepe de Ribera: l’“Adorazione dei Magi” del Maestro dell’Annuncio ai pastori, “Tobia ridona la vista al padre” di Hendrick Van Somer e il “San Giorgio” di Francesco Guarini, che nell’itinerario affiancheranno una “Santa Caterina” proveniente dalla collezione di Giulio Einaudi e recentemente assegnata alla mano di Giovanni Ricca, allievo dello Spagnoletto.
Dipinta nel 1476, come attesta il cartiglio sul parapetto, la tavola testimonia la padronanza delle grandi lezioni con cui Antonello aveva avuto modo di confrontarsi nella capitale aragonese, crocevia del Mediterraneo e in costante contatto col Nord Europa. Un insieme di apporti che l’artista sintetizza e sviluppa su un supporto di pioppo, che in appena sei millimetri di spessore riesce a rivaleggiare con la scultura, grazie ad una potente plasticità che occupa lo spazio non solo geometricamente, ma lo riempie e definisce con la resa naturale del colore.
Oltre a reading e visite guidate, per far compagnia all’“Ospite illustre” di sei secoli fa l’agenzia Controluce ha pensato una performance interattiva: cinque shooting inviteranno i visitatori, scelti direttamente in loco o selezionati tramite una call sui social network, a posare in una stanza appositamente allestita cercando di ricreare le stesse condizioni di luce dell’originale. Dietro l’obiettivo, ci saranno Cesare Accetta, Ugo Pons Salabelle, Paolo Ranzani, Daniele Ratti e Francesco Zizola, prestigiosi nomi della fotografia contemporanea prestati all’ennesima disfida tra obiettivo e pennello, alla ricerca di un “più vero del vero” plasmato dalla luce.
(articolo pubblicato sul Roma, 5 dicembre 2015)
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