Lacreme napulitane

3 maggio 2011

Venerdì pomeriggio, a Napoli, tornavo alla stazione scendendo per una strada di cui solo ora mi rendo conto di non conoscere il nome. Più che una strada, è quello slargo che va da piazza Carità alla Fontana di Monteoliveto. Mi piace quella svolta dolce, che piega verso il basso dopo la caserma dei carabinieri, anche se ogni volta rischio un distacco della retina a causa delle poderose pallonate che vi rimbombano. È un posto che mi è caro, luogo di pomeriggi estivi a chiacchiere e cedrate. Qui, secoli fa, c’era il quartiere degli artisti e qui, ancor oggi, si affaccia la chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, o di Monte Oliveto (non ho mai capito troppo bene anche questo).

Una chiesa che trovo generalmente chiusa, e con un certo rammarico, perché custodisce sculture rinascimentali splendide. Inoltre, nella sagrestia, ci sono le tarsie lignee e gli affreschi del Vasari. Ed è davvero bello il contrasto tra la severa freddezza dei marmi nelle cappelle e il calore del legno e delle pitture negli ambienti attigui al transetto (dove, sotto i tappeti polverosi, si intravedono ancora le antiche riggiole). Ma soprattutto nella chiesa di Monte Oliveto c’è un altro capolavoro che vale la visita: il Compianto sul Cristo morto di Guido Mazzoni, un gruppo di sculture a grandezza naturale in terracotta, come ce ne sono in altri luoghi di culto del Centro e del Nord Italia, ma piuttosto raro da queste parti. Un lamento funebre di grande pathos espressivo.

Venerdì scorso, dunque, il cancello che delimita l’ingresso a Sant’Anna dei Lombardi era aperto: perché non approfittarne al volo? Ho fatto un giro per la chiesa, poi mi sono diretta verso il Compianto. Che era davvero da… compiangere. A una certa distanza, un ponteggio ne limitava la visuale e le statue davano l’impressione di essere “sotto sfratto” per lavori in corso. Finché, a destra, l’occhio è caduto su un cartello. E il cartello informava, in sostanza, che già da tempo la Soprintendenza partenopea, d’accordo con la Confraternita di Sant’Anna dei Lombardi, si era impegnata per promuovere il restauro dell’opera di Mazzoni, ma non si sapeva se l’intervento sul “malato” sarebbe riuscito perfettamente. Perché? Perché, nero su bianco, “vista l’impossibilità di provvedere con fondi ministeriali a tale recupero, ormai indispensabile, chiediamo una donazione , anche se di entità minima a chiunque […] intenda contribuire alla sua salvaguardia e valorizzazione. Contiamo, dunque, sulla sensibilità e la generosità di chi ha a cuore il destino del patrimonio artistico della nostra città”.

Insomma, senza denari non si cantano messe. Manco quelle da requiem.

Commenti

  1. gege' ha detto:

    vabbe’ che le sinestesie tepiacciono, ma le pallonate repentagliano i timpani no le retine, al massimo le fanno le reti, ne!
    gege’ forse capirai chi e’

    1. Anita Pepe ha detto:

      Gegé, il problema è che se mi arriva una pallonata in faccia non so la mia retina che fine fa… e i medici su questo non sono stati molto confortanti… 🙁

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