Per Platone una roba del genere sarebbe stata uno sballo. Perché, se per il filosofo l’arte è mimesis mimeseos, figuriamoci quando l’imitazione dell’imitazione viene imitata, per giunta dagli autori stessi. Uno dei quali, per inciso, di appropriazioni se ne intende, ovvero “il cacciatore di graffiti” Augusto De Luca. Comunque, bando ai rompicapo e alla questione della proprietà intellettuale. Autoplagio? Autocitazione? Diciamo che il video qui sopra è il reload scanzonato di una vecchia operazione goliardica, ovvero la parodia dello spot del Museo Madre, qui rieditata in occasione della Sgarbata telenovela sulla partecipazione tricolore alla 54. Biennale di Venezia. E così, a poche ore dalla conferenza stampa, in cui finalmente sapremo i nomi del folto drappello selezionato dal think tank rigorosamente-non-specialistico arruolato dal Vittorione degli Italiani in vena di piena assunzione delle proprie responsabilità di commissario, Iabo e Augusto De Luca commentano a modo loro la fuga di notizie e le tarantelle dimissionarie susseguitesi nei giorni scorsi. Un modo certo canzonatorio, ma la faccenda è seria, seria assai. E, anche volendo mantenere uno sguardo scevro da pregiudizi, alcuni timori sono inevitabili. Il primo è che un rassemblement di 200 persone (tutti artisti matricolati, poi?) non sia sufficientemente rappresentativo della scena attuale. Il secondo è che, conformemente alle passioni e alle idiosincrasie del critico ferrarese, le biografie rispecchino percorsi perlopiù – come dire? – “stagionati”. Il terzo è legato soprattutto alla faccenda dei Padiglioni regionali, sulla quale vige il più assoluto riserbo… probabilmente perché non si ha la più pallida idea di come organizzare la faccenda. Il che, a un mese dall’inizio dalla Biennale, è confortante e soprattutto denota grande rispetto verso gli artisti (i quali, ci ricordano i due buontemponi, solitamente producono “pezzi” e non “pizze” che lievitano in mezza giornata). In ogni caso, domani sapremo. Adda passà ‘a nuttata.
mi piace assai!