Che si fugge tuttavia

3 giugno 2011

Donatella Spaziani_ Installation view (Ambiente domestico Roma, 2010; grammatiche fossili, 2007)_ photo Luigi Acerra_ Courtesy Nicoletta Rusconi, Milano

 

Bella è bella, la mostra. Con le opere ben accostate, a evidenziarne le differenze, soprattutto di peso e volume. Non si conoscevano, ma si sono divise gli spazi della galleria con naturalezza, Donatella Spaziani e Lisa Solomon. Attenzione però ad abusare del riferimento “femminile”, perché, nonostante le trame e i decori inneggino alla squisitezza e all’operosità muliebre, una lettura sessista o meramente “estetica” intrappolerebbe il progetto in una rete seducente ma ingannevole. Italia-Usa, dunque, per una riflessione intimista su una qualità ambigua e, come da titolo, labile, transitoria.

Gli stessi pesi e volumi summenzionati celano trappole. Donatella Spaziani è, all’apparenza, piena e solida: le compatte silhouette nere sullo sfondo delle mappe di Roma, le sculture sparse sul pavimento. Ma già queste ultime nascono con l’inghippo: corsetti ortopedici ricoperti di pelle, oggetti creati per correggere i difetti ma difettosi essi stessi, perciò scartati e “riformati” dall’artista. Visti così, paiono corazze di bellicose regine vergini, o zoccoli di mastodontici monumenti equestri. Il passo è breve: non ci vuole molta fantasia ad immaginare l’assenza di un corpo, di un contenuto svanito, di una prosecuzione abortita. E gli amanti sul tuttocittà? Ombre, nient’altro che ombre. Ed è una presenza evanescente anche l’artista, rintanata in un geloso aldiqua di spalle all’obiettivo, sognando forse la sua Domus Aurea dai parati eleganti. Tra cuoio e fiorami, un’aura da gentry raffinata, un country molto per bene.

 

 

Lisa Solomon_ Carbon tetracholride_ 2011_ crochet, glass_ cm 40,5x20x13_ Courtesy Nicoletta Rusconi, Milano

Da questo punto s’aggancia la Solomon, a prima vista tricoteuse di lusso: centrini a uncinetto, appuntati al muro con gli spilli o messi a rivestire sfere trasparenti. “Sculture” anche queste? Sì, ma impalpabili come muffe, ragnatele. Insidiose. Dov’è il trucco? In realtà questo inno ad Aracne muove dal microscopio del biologo, e le trine variopinte sono “ritratti” di tossine: anche il più letale dei pericoli ha il suo fascino, Natura matrigna! Per fugare ogni dubbio sulla sensibilità ecologista del lavoro, i “quadretti” in bianco e nero riproducono aree disboscate della Bolivia viste su Google Earth; sigillano il tutto, alberi fragili e delicati. Allora, chi è il cattivo? Chi produce una minacciosa bellezza o chi questa bellezza la minaccia?

Secoli fa, l’arte invitava a meditare sulla vanitas con immagini macabre, in cui si annidava il putrido germe del tempo implacabile. Intrecciando il male con fili colorati, Solomon prova a pensare positivo, combattendo la tempesta con l’arcobaleno.

 

Donatella Spaziani, Lisa Solomon_ Fleeting beauty_ a cura di Marinella Paderni_ Milano_ Nicoletta Rusconi

 

(31 marzo/10 giugno 2011)

ruesch_maris@mailxu.com