C’è una Volta****

3 luglio 2011

Bianco-Valente_Dono di natura_2011_Courtesy gli artisti

 

Vo*****io è un comune di manco ottocento abitanti in una zona di confine del Piemonte. Dove l’accento è quello aspro e pudico dei liguri piuttosto che quello scivolosamente carezzevole dei bugia nen di molti chilometri più su. Per arrivarci si attraversano vigne di bianco cortese, tornanti di colline che regalano cartoline perfette o corridoi da giungla. Una terra dove la panissa si fa con la farina di ceci (e non con riso, fagioli e norcinate varie) ed un cartello vergato a mano in un bar promette prezzi modici per le trenette al pesto.
La storia di Vo*****io è legata ad una benefattrice genovese (per favore, lasciate perdere gli stereotipi) che, sfortunata coi figli (per lutti e rotture), decise di destinare le proprie sostanze alla filantropia.
La nobildonna compie quest’anno la bellezza di due secoli.
E così succede che il sindaco del paese di manco ottocento abitanti decida di ritagliare nelle celebrazioni uno spazio per l’arte contemporanea. Arte contemporanea, capite?
Si arruola una curatrice non-del-posto, che seleziona gli artisti. Residenza-sopralluogo di qualche giorno a maggio, il tempo di prendere confidenza col territorio e formare il gruppo, poi, due mesi dopo, la mostra.
Che inaugura un sabato mattina, il giorno dopo il convegno dedicato alla munifica dama (della quale a questo punto sveliamo il nome: Maria Brignole Sale De Ferrari duchessa di Galliera, quella che ha regalato a Genova Palazzo Rosso e Palazzo Bianco, inchinatevi). Autorità del circondario con fascia tricolore, codazzo di artisti, cronisti, abitanti e abitanti adottivi che si muove su quell’unica strada che è Vo*****io, una specie di serpente spezzato da un parcheggio e dalla piazzetta del duomo, che da entrambi i lati si perde nel verde.
Visita guidata da sindaco, artisti e dal segretario generale dell’Ente Ospedaliero “Ospedali Galliera”.
Accodiamoci.
I primi sono Bianco-Valente, che sotto i portici dell’ex Filanda hanno tracciato i rami stilizzati di un alberello che “nasce” da una colonna. Le macchie di umido, per inciso, li hanno casualmente aiutati, disegnando un paesaggio sfumato come un monocromo leonardesco solcato da un fiume. I rami e i rametti alludono al fatto che, quando inizi qualcosa di buono, sai da dove parti ma non sai dove vai a finire, continuando ad aggregare persone. E poiché le cose vanno coltivate, cosa c’è di meglio che piantare un alberello vero? Adesso nel campo lì fuori si erge piccolo un gelso (rimando alla lavorazione della seta), piantato dagli artisti ma affidato alle cure della comunità locale.
Tamara Repetto impone la seconda sosta nell’Ospedale Ricovero Sant’Agostino, catturando i sensi ne Il tempo delle piogge. Profumo di ginestra, e una struttura cubica “cortinata” da fili d’acqua. Ci si può entrare attraverso qualche centimetro di asciutto o fermarsi all’esterno ad ascoltarne il suono, perdendo gli occhi e la misura del tempo fissando le gocce che si depositano in un invaso di plexiglas sottostante. I pomeriggi d’autunno col tè e la torta di mele, i fiati dei passeggeri sul tram verso casa, un prato improvvisamente bagnato d’estate: tutto ci può stare, in quel continuum ipnotico, e le parole chiave sono “vita” e “memoria”. Confortati dal fatto che, anche quando infuria il maltempo, un angolino per ripararsi c’è sempre.
Roberto Pugliese s’è accomodato nella bottega di un ex ciabattino. Dal muro sporgono le voci, i suoni e i rumori del posto, frammenti raccolti qua e là e poi mescolati tramite software ad “interferenze” artificiali. Surrettizia intrusione della tecnologia nell’idillio della natura? Sta allo spettatore deciderlo, mentre l’orecchio fruga tra i diffusori assiepati sulla parete alla ricerca della banda del paese tra i grilli.
Gris è il tono che ha scelto Marcella Vanzo per il suo video. Nell’atrio del Palazzo Ducale, torna il fruscio della gonna della duchessa, che siede pensosa o coi ricchi velluti spazza le foglie lungo un cammino solitario. Fantasma malinconico, ripensa forse ai dì parigini?
Ancora per Maria Brignole Sale De Ferrari è l’omaggio elegante di Mariagrazia Pontorno, che nel Convento dei Cappuccini è andata a caccia di elementi emblematici di facile decodificazione: l’ovale rétro circoscrive un ritratto stampato su seta (la Filanda…), contornato da riferimenti alla vita pubblica (le attività assistenziali) e privata della nobildonna. Sopra, il ponticello sul Lemme; sotto, i funghi e le castagne che qui abbondano.
Vi sarete resi conto a questo punto che gli artisti citati non sono proprio dei dilettanti. Ora non si sa cosa accadrà in futuro, se la sfida Senso orario avrà o meno un seguito: i tagli agli enti locali incombono e bisogna fare i conti con la realtà. Starà anche ai cittadini “adottare” il progetto, avvertirlo come parte della propria vita culturale. E starà alle istituzioni e ai progetti elaborati dagli artisti diffondere coinvolgimento e partecipazione. Per il momento, a Voltaggio resta un alberello affettuosamente piantato.

 

 

P. S. Nel medesimo sabato, mentre scrivevo questo post, a ***************, comune di meno di quarantamila abitanti della stessa regione, imperversava la Notte Bianca in onore di San Saldo. Karaoke e struscio, menu a prezzi fissi e dj. Diluvio di gradazioni alcoliche (assai poco cortesi). Senza manco una collettivuccia di pittori della domenica…

 

Senso orario_ a cura di Valentina Tanni_Voltaggio (Al)

(1 luglio- 2 ottobre 2011)

www.senso-orario.com

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