Rewind. Per inquadrare il nuovo progetto di Roxy In The Box è meglio fare qualche passo indietro, precisamente a quel quadro, datato 2007, in cui un Hitler assalito dai Puffi veniva sigillato sotto il titolo di Rinconografia. A distanza di qualche anno, il neologismo coniato dall’artista napoletana raduna una serie di ritratti di celebrità di ieri e di oggi, ciascuna della quali lascia emergere un lato di sé, esprimendo una predilezione con la convenzione universale dell”I ♥“, rafforzata dal verbo corrispondente.
Acrilici su carta, formato 20×20, dove il gioco delle analogie, dei paradossi o dei voli pindarici – palesi, sottili o talvolta feroci – danno voce al teschio di Amleto o svelano la punk celata dentro una protocollare Queen Elizabeth. Icone d’ogni tempo, dalla Venere di Botticelli paladina dell’epilazione ad un Elvis addicted del cibo spazzatura… e chi, se non gli orecchini, sono i migliori amici dell’arcinota Ragazza di Vermeer? La galleria è ricca e variegata: vicino a Hallo Kitty (che, stufa di fare da gadget per le adolescenti, invoca un maschio vero!), fa capolino il serioso premier Mario–ti-sorridono-i-Monti, che neppure lo sfondo fiorito riesce a rendere più gaio. Lettino dello psicanalista bell’e pronto per l’habitué Woody Allen, Madonna e, se fosse possibile, per una Lady D più autolesionista che mai.
Un ciclo di “ricami” nuovi di zecca, associato alla ricapitolazione di un decennio abbondante di carriera: per circa due mesi Roxy “occuperà” la galleria PrimoPiano con una piccola antologia di dipinti – come Punti di svista, Mi avete rotto il cazzo, I 100 colpi di sega, Napoli 1973, Bare face – e video – tra cui Kitakkat, Lady Rabbit, Le voilà e The secret of love (quest’ultimo accanto a Raiz).
Rinconografia può far sorridere…
Purtroppo no. In realtà mi fa molto incazzare. Oggi, con tutte queste immagini al massacro, si sta togliendo la storia ai grandi personaggi, si sottrae cronologia, si annulla il tempo. Il mio è un lavoro di denuncia: trovo che si scherzi troppo e si denunci poco.
Abuso delle immagini, facile parodia… secondo te perché gli artisti (e non) ci giocano?
Così resta tutto in superficie. Un’icona, buona o cattiva, viene spesso stravolta senza un motivo: ecco, questa cosa fa rabbia. Ci sono artisti che ormai si limitano esclusivamente a questa formula pseudoironica, senza un perché.
Non sarà che oggi tutto è – o può diventare – icona?
Il problema non riguarda tanto le icone recenti, quanto quelle del passato o che, per la mia generazione, sono esistite fin dalla nascita. Oggi tutto diventa una barzelletta! Venti o trent’anni fa queste cose venivano pubblicate sui magazine di fumetti e di satira. Insomma, avevano un senso. Adesso non più. E la cosa che non accetto è l’assenza di motivazione, soprattutto da parte degli artisti. Vedere ancora Biancaneve che fa sesso con il primo ministro o il principe azzurro che sniffa è francamente insopportabile…
Ma come si può restituire dignità alle immagini? È troppo tardi per tornare indietro?
Secondo me siamo davvero ad un punto di non ritorno. I ragazzini che non hanno voglia di studiare rischiano di apprendere la storia sotto forma di barzelletta attraverso i social network… (Beh, ormai anche a scuola, con i quadri orario della Riforma, la storia è diventata una comica, NdR…)
Torniamo a queste nuove Rinconografie: per il momento sono 32…
Magari ne farò altre… è rilassante, anche se partono da una profonda insofferenza.
Come hai scelto i soggetti?
Alcuni li amo da sempre, pertanto li ho trattati bene; altri li ho scelti in base al livello di importanza storico e iconografico…
Dopo le Bubble del 2008, torni a una produzione massiccia e seriale…
Sì… le Bubble ebbero grande successo, pure commerciale. Erano tanti messaggi, tutti diversi tra loro. Le persone si riconoscevano nei vari slogan e le compravano.
Anche per i “lovvini” è previsto un prezzo “anticrisi”?
Ovvio. E poi a me piace il consumo dell’arte, con o senza crisi.
Cosa ci sarà nello showroom da PrimoPiano?
Un po’ di lavori a partire dal 2000 ad oggi. Avevo voglia, ma soprattutto la necessità, di rivedere e vedere esposto un mio percorso e la galleria PrimoPiano me ne ha dato la possibilità, inaugurando il suo nuovo format: lo spazio, pacificamente e liberamente “espropriato”, diventerà un temporary atelier. Insomma, ho messo su un po’ di cose di come ero e di come sto diventando.
Vale a dire? Com’eri? E come stai diventando?
Mi rendo conto che mi sto allontanando sempre di più dal mondo della pittura. Forse mi sono stancata di stare sempre “in faccia ad un muro”, ora mi piace molto di più organizzare set, trucchi parrucchi, farmi fotografare. La mostra del 2013, sempre da PrimoPiano, infatti sarà composta solo di foto e videoinstallazioni. Ma poi, chissà, magari la pittura ritorna…
Cosa sopravvive della Roxy del passato?
Del passato mi è rimasto il piacere per questa mia formula: non voglio mai ferire chi non ha gli strumenti per difendersi da denunce dolorose, quindi gioco molto con il colore e con una certa estetica.
Qualche volta però sei stata travisata, vedi le statue dei Super Santos…
Sì, scoppiò un putiferio! Anche quelle potevano essere delle “rinconografie”, ma in realtà non lo erano: nacquero per denunciare la mancanza di spiritualità negli individui di oggi, ormai plasmati solo dai media, infatti si chiamavano POW!_ers. L’opera esortava le persone a credere di più in se stesse, formandosi attraverso una propria ricerca interiore, sia religioso che di fantasia, e ad allontanarsi da un mondo che manipola e danneggia i più vulnerabili.
Molte delle tue “trovate” sono state riprese da altri…
Sono stata copiata tante volte, anche in pubblicità, ma non ho mai rivendicato nulla. Il contemporaneo è così: tutti viviamo nello stesso mondo e nella stessa epoca, e quindi è facile sentire o formulare immagini simili tra loro. Con il web, poi, è peggio, perché con la Rete più che il sentire valgono lo scoprire e il riproporre.
A parità di idee e soluzioni, cosa rende un artista più mediatico di un altro?
Nel mediatico si nasce e si muore, tutti con lo stesso breve tempo, e si dimentica anche in fretta. Hai un boom momentaneo, che per molti non resta neanche in memoria.
Ma gli artisti non tendevano tutti all’immortalità? O è una favola romantica?
A parte quelli riconosciuti a livello mondiale, resta quel che si lascia. Magari dopo qualche secolo si diventa big…
Alla fine, meglio l’uovo oggi o la gallina domani?
L’uovo oggi penso che vada bene. Di doman non c’è certezza.
Roxy In The Box Showroom presso Galleria PrimoPiano, Napoli (fino al 18 settembre 2012, solo su appuntamento)