Relax in Sardegna tra i ginepri

12 agosto 2015

valeria corvino

“L’Arte è una mela succosa, ci disseta e senza peccato ci dà piacere”. Così scriveva Valeria Corvino in calce ai ringraziamenti di “Magma”, catalogo Skira edito in occasione della sua personale tenutasi prima a Milano e poi a Roma a cavallo dell’estate 2010. Cinque anni dopo, cosa prevede la bella stagione per la pittrice napoletana?

Innanzitutto, un bilancio dell’“anno scolastico” appena trascorso.
Tanto lavoro, tanti progetti realizzati, tante idee abbandonate ed altre che fluttuano come sogni. Una personale a Roma dal titolo “Uno, seicentodiciotto” presso la galleria M’Ama Art, qualche partecipazione a collettive, il Napoli Expò Art Polis al Pan, la Biennale d’Arte Contemporanea di Salerno, Napoli Arte Fiera e due nuove collaborazioni col maestro Kartaloff del Teatro dell’Opera di Sofia, per le scenografie del “Sansone e Dalila” di Camille Saint-Saens e del “Tristano e Isotta” di Wagner.

Estate di svago o di lavoro?
Estate di svago e di lavoro. In Sardegna, non quella modaiola e notturna della Costa, ma quella silenziosa e contemplativa di San Pantaleo. La mia estate è fatta di acqua, il mio vero elemento, e di amici che amano la mia casa. Il mio lavoro, invece, è nell’orto che ho creato sotto i grandi ginepri che assicurano un’ombra perfetta alle piantine di pomodori di Sorrento, di melanzane e zucchine napoletane e di tutte quelle erbe che acquistano aromi diversi da una terra aspra e pietrosa.

In vacanza, visiti mostre, musei, monumenti?
Sono fortunata perché in Sardegna ho la possibilità di visitare ogni giorno i monumenti e i musei più belli di una terra meravigliosa, la sua natura con le rocce antropomorfe, le sughere che colano sangue quando vengono “svestite” della loro preziosa corteccia e la visione incantata dei più bei tramonti che occhi umani possano vedere. Sogni reali che, nell’inverno napoletano, ispirano e guidano le mie opere.

In viaggio da ricordare? E uno da dimenticare?
Da ricordare certamente Siviglia, magica fusione di religione e riti pagani, di edifici imperiali e vicoletti imbiancati, di colori traboccanti da minuscoli terrazzini e di essenze speziate. Da dimenticare… sicuramente qualcuno si arrabbierà, ma non amo New York. Recentemente ci sono ritornata per lavoro e per piacere, con amici che la amano e la conoscono perfettamente. Forse le mie aspettative erano esagerate, ma delusione è stata forte: visitando i musei ti rendi conto che gli americani sanno acquistare, ma forse neanche tanto bene, un passato d’arte che non è il loro. Non esiste una cultura del cibo se non nei posti lussuosi, che però non sono assolutamente americani. Nè mi hanno affascinato i grattacieli e la famosa skyline. Ma la cosa sconcertante è stato vedere una città sporca, sirene inquietanti e strazianti a tutte le ore, traffico maleodorante, un abbaglio continuo di luci, led, pannelli video. Insomma, mi sono sentita un’estranea, di un altro pianeta. Forse lo sono. Sì, lo sono.

La vacanza che ti manca?
India, India, India!

Cosa non manca mai nella tua valigia d’artista?

Per le persone timide e insicure come me, organizzare un bagaglio è un momento difficile. In genere le mie valigie, come le mie borse, sono enormi e difficili da chiudere. Il mio senso di inadeguatezza mi impone di trascinarmi dietro l’intero mio mondo. Libri, tanti tanti libri, la mia musica, taccuini da disegno di tutte le dimensioni, matite dalla H alla 8B, carta da spolvero tagliata in quadratini per le idee notturne, tavolette di legno per impastare i colori, pigmenti, olii e pennelli, e una sfilza di piccoli amuleti che non mi abbandonano mai.

(Articolo pubblicato sul Roma, 11 agosto 2015)

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