Rughe e arena

9 maggio 2017

Astenetevi, please, dal reputare la signora Brigitte Trogneux in Macron la paladina di una “rivincita” delle over anta, che darebbero i punti alle ventenni e alle trentenni per fascino, glamour, addirittura bellezza.
Ciò è patetico.
Nessuna pelle sarà mai fresca come quella in boccio, nessun corpo così compatto e prepotente di vita come quello di una persona giovane.
Ho quasi 45 anni, potrei impegnarmi di più a fermare il declino, ma cerco – con grandi sforzi – di non precipitare. Ho amiche più o meno coetanee fighissime. In palestra vedevo cougar fresche e toste coi completini di pizzo.
Ma non penso sia il caso di farne una bandiera.
Semplicemente perché l’età non lo è. Così come non lo sono il peso, l’altezza, l’orientamento sessuale. Si è come si è. Per un accidente, una casualità. Gettati nel mondo come pietruzze. Ptù. Le scelte successive, anche quando credono di operare un cambiamento radicale, sotto sotto conservano ciò che siamo. Il che, mi rendo conto, toglie gusto alla competizione, al sentirsi diversi (e dunque migliori).
Abbiate bontà, non vi mettete a gareggiare.
Chi di voi non rivorrebbe l’energia dei vent’anni? Andare in giro in pieno inverno senza la maglia di lana, finire il pranzo di Natale dopo la frutta secca e non svenire già dopo gli antipasti?
Possiamo raccontarcela come vogliamo, ma se pensiamo di scendere nell’arena con la nostra attrezzatura di rughe, (pre)menopausa, secchezza vaginale, tinture, osteoporosi, lenti bifocali, alluce valgo, calze a compressione graduata, impianti dentali, acido ialuronico, adduttori a plissé non siamo sexy. Siamo ridicole.
E trovare una persona che ti ami e ti sopporti, a sessanta come a vent’anni, è la solita, vecchia questione di cu*o.

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