Ma come fai ad aver voglia di andare in vacanza, se lavori in un posto così particolare, magico? Lo studio di Antonella Raio si trova infatti all’interno del Vivaio Calvanese, in via Foria. È qui, nella deliziosa Kaffehaus in mezzo a fiori, piante e alberi rigogliosi e liberi, che l’artista napoletana si è dedicata negli ultimi anni a progetti come “Guardiani 21” e “Genuflessione”. Il primo è un’azione collettiva incentrata sul tronco di un maestoso cedro, sezionato in ceppi che i “guardiani” possono adottare con una complessa procedura (www.guardiani21.com). Il secondo, partendo da una riflessione antropologica sui diversi modi di inginocchiarsi, si sta sviluppando attraverso una serie di esposizioni (come “Ritmo Bodoni” alla Castiglia di Saluzzo) e di “incursioni”, come i timbri impressi sulle carte di vari luoghi pubblici. Nei mesi vacanzieri, però, anche l’energica Raio, che alla scultura e alla fotografia affianca con passione l’attività didattica, si concede una pausa…
Domanda numero uno: che cosa vedi davanti a te in questo momento?
Una strada ricca di odori familiari e consolanti, ma anche talmente sconosciuta da bloccarmi le gambe… Fortunatamente sono curiosa .
Viaggi più spesso per lavoro o per svago?
Vado via da Napoli in media due, tre volte l’anno, per brevi periodi, ma il viaggio che preferisco è quando ho la possibilità di fare, perché entro subito in simbiosi con i nuovi spazi. Quando ho la possibilità di conoscere un posto grazie al mezzo artistico, ho la possibilità di dare tempo e attenzione a particolari che in un viaggio di svago si fagocitano velocemente. È il luogo che richiede attenzione, non sei tu a usufruire del paesaggio per rilassarti, ma è il paesaggio che si manifesta e si pone al centro.
Rispetto ai “comuni mortali”, che cosa aggiunge lo sguardo d’artista ad un viaggio?
Non so per gli altri, ma per me decidere di viaggiare non è mai in relazione al rilassamento o alla spensieratezza. Il punto è che l’arte occupa uno spazio totalizzante, e decidere di fermare la mente e le mani risulta più faticoso che lavorare, anche perché io non reputo l’arte un lavoro, ma una possibilità da cui non mi vorrei staccare… Ma capita, quando sono in viaggio, di capire se sono in un buon viaggio… se mi parte subito l’orientamento… Ci sono luoghi in cui non servono mappe: anche se li vivi per la prima volta, sai perfettamente dove andare… e quando capita è bellissimo, non osservi solo con una distanza turistica, ma cerchi di ricordare e poi di ritrovarti.
Quando sei in vacanza, visiti mostre, gallerie e musei?
Quando sono in viaggio visito musei e gallerie, ma non sono la priorità.
La tua estate: attività, riposo, tedio?
L’estate è attività fatta con il bel tempo, e poi dopo aver scolpito e aver affaticato un po’ il corpo, almeno a Napoli hai la possibilità di prendere una canoa vicino casa e goderti un tramonto antico.
Qual è per te l’aspetto più fastidioso della bella stagione?
Le zanzare: mi rendono schiava dello spray repellente, ed è una cosa che non amo di me.
Angolo dei ricordi: cosa rammenti delle tue scorse estati?
Il canotto… quando ero piccola adoravo andare in canotto… non so quanti bambini eravamo sul canotto, ma tanti, ed era bellissimo. C’era un senso dell’avventura, della scoperta. Sul canotto nulla era insuperabile, le onde più alte erano e più erano divertenti, e se il canotto si capovolgeva scoprivi che potevi nasconderti sotto, ed era ancora più divertente nuotare sotto il tetto di un canotto che diventava una capanna in mare.
L’estate attraverso i cinque sensi
Forse il senso che preferisco in relazione all’estate è l’olfatto: mi piace l’odore dei luoghi… L’odore è qualcosa che entra dentro subito e poi non lo dimentichi più, mai più… L’odore entra in uno spazio talmente profondo che riaffiora senza il tuo volere… Ci sono odori a cui non servono spiegazione, forma, immagini: sono già esperienza, come l’odore dei palazzi di Napoli: quell’odore di frittura, tufo, biancheria lavata e ruggine… Beh, quello è l’odore di casa, di nonna, di madre.
Quale opera o quali opere d’arte associ all’estate?
C‘è un disegno di Carl Gustav Jung tratto dal “libro Rosso” che ultimamente mi rimanda all’evasione, al naturale, alla fusione del male e del bene… Alla fine l’estate è un mescolare tutto. Quella croce cerchiata rossa, disegnata da Jung, mi fa stare bene.
Cosa leggerai in queste settimane?
Non so ancora se leggerò.
Consigli per sopravvivere al caldo.
Camminare scalzi il più possibile.
Programmi per il nuovo “anno scolastico”?
A settembre spero di finire un’opera che si chiama “Ascolto”. Ne riparleremo…
(Articolo pubblicato sul Roma per la rubrica Estate d’artista #2, 18 agosto 2019)