Chantal Joffe

25 gennaio 2010

Milano, Monica De Cardenas

“Donne donne eterni dei, chi v’arriva a indovinar”. Ci prova l’artista inglese, esponente della seconda “ondata” degli Young British Artists. Con una carrellata di fluidi, penetranti ritratti al femminile…

La pittura di Chantal Joffe (St. Albans, 1969; vive a Londra) libera il recensore -e lo spettatore -dall’assillo  dell’interpretazione. Per restituirlo ai meccanismi, e al piacere, della visione. Niente funambolismi pseudo-filosofici, niente giochi di prestigio concettuali, niente provocazioni a effetto. Chantal Joffe dipinge. E bene, pur senza dispiegare una sua cifra particolare. Né perseguire una varietà di soggetti: la personale è infatti impostata su una galleria di ritratti femminili – non importa se veri o verosimili resi col tocco nervoso di un espressionismo onestamente rieditato, e ibridato con citazioni da Modigliani, un po’ di “lezioni americane” e tagli classicheggianti, nell’inquadratura che insegue l’icona, memore in extremis di alcune effigi di Picasso (Daiane, ad esempio, sembra un d’après del Ritratto di Olga). L’impianto cromatico seleziona, accanto agli incarnati, gamme di bruni e ocra, che insieme al nero fluido comunicano la natura e il messaggio di una pittura “liquida” (con tanto di episodi dripping), disposta a tratteggiare il guizzo psicologico, fermare l’attimo, suggerire il carattere. Un approccio pragmatico, quello dell’artista che dovrebbe però evitare di cadere nell’esausto cliché della “pittura in rosa” al quadrato -, concretizzato (e talvolta esasperato) in figure dalla bella pennellata corposa, che rende con scioltezza un universo di fisionomie spigolose o tozze e di psicologie asciutte. Lolite in gonnellino e signore dall’atteggiamento mascolino, maliziose o rudi, sfrontate o insicure, dall’aria casual o dal fascino consapevole, come nella pienezza erotica dei collage. Donne e ragazze che si vogliono reali, e dotate di una prorompente fisicità interiore, nelle quali tuttavia s’indovina una soggezione, anzi una disinvolta abitudine, alla posa fashion, all’isteria glamour. Donne e ragazze “moderne”, bozzetti di una muliebre comédie metropolitana esposti -coincidenza! -a poca distanza dall’avveniristico cantiere della discussa Città della Moda, altra “fabbrica di San Pietro” di una Milano da ribere. Donne e ragazze che, se non proprio sull’orlo di una crisi di nervi, almeno nel perimetro della tela (e non solo, stante la scarsità di sorrisi) sembrano terribilmente sole.

 

anita pepe

mostra visitata il 5 dicembre 2009

Link al PDF dell'articolo

 

 

 

 

garlits_cyril@mailxu.com