Archivio / Arte Antica e Moderna

Diademi e gioielli reali

22 settembre 2009

Venaria Reale (TO), Reggia

Splendori di corte dal Barocco all’Art Déco. Tre secoli di gioielli in Casa Savoia. Esposti nelle stanze della “Versailles” alle porte di Torino…

Che l’investimento sul restauro di Venaria Reale sia stato massiccio è un dato di fatto. Che questo investimento sia stato intelligente pure. Così com’è chiaro che le scommesse (e i fondi) non bastano mai, data l’imponenza e l’incidenza della struttura. Insomma, la reggia piemontese è uno di quei posti che, in un attacco di sano campanilismo, ci fanno esclamare che non abbiamo niente da invidiare a nessuno, anzi: dai Giardini – in cui Giuseppe Penone insegna cosa vuol dire intervenire da contemporaneo in un contesto antico -alle proiezioni di Peter Greenaway, dalla spettacolare Galleria Grande ai “pirotecnici” giochi di luci e d’acqua della fontana del Cervo (consigliata perciò la visita serale nei fine settimana). La gemma della “corona di delizie” già descritta nel secentesco Theatrum Sabaudiae, luogo di svaghi venatori, capricci topiari e galanterie cortesi, celebra l’apoteosi di una delle più longeve dinastie europee derogando al classico understatement locale, e s’abbandona alla tentazione di tirar fuori i gioielli di famiglia. Dando vita a mostre come questa, destinata letteralmente a far brillare gli occhi del pubblico, specie di quello femminile: un percorso piccolo e… brillante, inserito nel cosiddetto “snodo garoviano” della residenza voluta da Carlo Emanuele II. Si parte dai tesori del Santuario d’Oropa, nel biellese, che compete in fulgore con la gloria dei Cieli grazie a corone per la Madonna Nera, monili donati da papi e regnanti e una pettorina che irraggia splendore barocco all’ennesima potenza. Dal sacro al profano, col passar dei secoli i designer di preziosi badano sempre più alla raffinatezza e, si direbbe, alla “praticità”. E se prima era tutto un tripudio di pietre multicolori e fogge opulente, fra Otto e Novecento vengono elaborati ornamenti in grado di passare agilmente dallo sfarzo alla (relativa) sobrietà, scomponendosi in spille e clips. Di un’attitudine al “risparmio”, più che di mero rispetto della tradizione familiare, testimonia del resto il bracciale nel quale quattro generazioni di promessi sposi Savoia sostituiscono la propria effigie in miniatura, da esibire alla prescelta di turno. (altro…)

Barbieri a New York

20 marzo 2009
Dall’Emilia alla Grande Mela e ritorno. Un ponte aereo e culturale sotto il segno del Guercino, con alcuni preziosi inediti. Come la Madonna della Ghiara, dipinta “senza aver avuto maestro alcuno”.

E accanto al genio del Seicento, writers, moto e… tortellini…

Mamma dammi un Guercino (Cento, Bologna, 1591 – Bologna, 1666) che in America voglio andar. Dopo Giorgio Morandi, è il pittore secentesco il “testimonial” del ponte aereo e culturale che collega Bologna a New York grazie al volo settimanale Eurofly. E non solo. All’artista emiliano è stato affidato infatti il compito di chiudere – dopo Amico Aspertini e il suddetto Morandi – il “tris d’assi” espositivo felsineo, parte di una strategia di promozione turistica variamente assortita, ricca di proposte gastronomiche, edonistiche (il Motorshow), commerciali (il grande polo fieristico internazionale) e culturali (l’arte di ieri e di oggi, l’antica e prestigiosa università), elaborata dalla società di servizi Bologna Incoming. Così per tutto febbraio, presso l’Istituto Italiano di Cultura della Grande Mela, hanno soggiornato una trentina di opere del periodo giovanile del Barbieri, selezionate da un comitato scientifico presieduto da Sir Dennis Mahon e composto da Daniele Benati, Keith Christiansen, Andrea Emiliani, Fausto Gozzi, Milena Naldi ed Eugenio Riccomini, e provenienti da Cento, città natale dell’artista. (altro…)

EPPUR SI MOSTRA

28 gennaio 2009
Puntate, mirate… Il 2009 guarda al futuro voltandosi verso il passato. E l’Italia si prepara a festeggiare i quattro secoli del cannocchiale con due mostre dedicate a Galileo. Apriti cielo…

Manca poco al quarto centenario della scoperta del cannocchiale e la macchina delle celebrazioni è ormai partita. Così, nell’anno consacrato al Futurismo, i riflettori s’accenderanno anche su un personaggio che, tre secoli prima del Manifesto marinettiano, aveva visto molto, molto lontano, grazie alle nuove “tecnologie” da lui inventate o perfezionate: Galileo Galilei. La prima città a dedicare una mostra all’eclettico pisano è Padova, dove dal 1592 al 1610 (“li diciotto anni migliori di tutta la mia età”) lo scienziato svolse il proprio magistero presso la cattedra di matematica, ottenuta grazie all’appoggio del marchese Guidobaldo del Monte e di suo fratello, il cardinale Francesco Maria (più noto come protettore di un altro rivoluzionario, tale Caravaggio..). (altro…)

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