Archivio / Arte Antica e Moderna

Caravaggio è servito

24 novembre 2004
A tavola con il… pittore. Così con Caravaggio a Napoli è arrivato pure il menù d’artista. Piatti del Seicento napoletano riveduti e corretti, strizzando pure l’occhio all’epopea del Merisi. Tra “alici ammolecate” e “baccalà alla cannaruta”. Sazi nello spirito. E non solo…

Caravaggio è come il maiale: non si butta via niente. Non s’adonti il genio lombardo per l’irriverente equazione, ma si è aperta la sua mostra a Capodimonte e subito sono partite le iniziative collaterali. Preparatevi, nel senso più carnale della parola, alla grande abbuffata. Venticinque tele del maestro arrivano a Napoli da mezzo mondo: si prevedono (o meglio: si sperano) frotte di visitatori. Cosa fa, allora, la Regione Campania, aiutata da una godereccia task force d’esperti del settore? Coglie al volo l’occasione per rilanciare il boccheggiante turismo locale e arma una gioiosa macchina da guerra con pacchetti all inclusive, sconti eccezionali eccetera. E fin qui niente di vituperabile, anche se il turista si sentirebbe infinitamente più a suo agio se potesse girare per la città senza trovarsi costantemente in mezzo alle endemiche emergenze made in Naples. (altro…)

Caravaggio. L’ultimo tempo 1606 – 1610.

12 novembre 2004

Napoli, Museo di Capodimonte

Caravaggio torna a Napoli. Impaginato con naturalezza nelle sale di Capodimonte, il racconto degli ultimi quattro straordinari, intensissimi anni di  vita e di lavoro del Merisi. Scanditi da un’impareggiabile progressione stilistica ed emotiva…

Era scontato che fosse straordinaria? Ed è banale dire che lo è? Sarà, ma difficilmente una ventina di capolavori mente. Senza pompa di velluti né are votive -e con una rivoluzione tutto sommato contenuta- nelle sale di Capodimonte s’è apparecchiato il soggiorno di Caravaggio: appeso alle pareti del museo di tutti i giorni, a metà di una linea evolutiva che ribadisce il suo solitario essere spartiacque. Titolo –va detto-conseguito ad un prezzo tutt’altro che modico, saporito d’offese e dinieghi, oppresso dal lezzo del romanzo popolare. Ci si è concesso, perfino, il lusso di (ri)proporre una manciata di nuove attribuzioni che, da sole, meriterebbero una trattazione a parte. Insomma, quantità e qualità a soddisfazione (questo è un sogno collettivo che dura da oltre vent’anni), tanto da lenire perfino il dispiacere per i grandi assenti, come la Madonna del Rosario, rimasta a Vienna, e la Natività di Palermo, ingoiata dal crimine nel 1969. (altro…)

garriott@mailxu.com