Guardatelo. Guardate quel quadro. È buio, sporco. L’uomo al centro dorme pesantemente, quello seduto per terra mostra le piante dei piedi incrostate di sporcizia. Fagotti, una forma di pane rustico, pecore dal pelo non proprio candido. Facce semplici, panni ruvidi. È su questa umanità che planano i paffuti bambocci che annunciano la venuta al mondo di Nostro Signore. Un’umanità in transito, che sa di terra, di miseria e di verità. Eppure chissà che non sia questo l’autentico “presepe napoletano”. Dimenticate per un momento i variopinti cori angelici, le colonne antiche, le Madonnine dalle guance rosa, le pacchiane adorne di coralli, il corteo dei Magi scintillante di gemme. Perché davanti alla tela del Maestro dell’Annuncio ai Pastori si ha la sensazione di essere catapultati dritti al cuore del sacro. Silenzio e commozione galleggiano in questa sala di Capodimonte, donde inizia il nostro breve itinerario partenopeo che, senza aver la pretesa di essere esaustivo né addentrarsi in questioni attributive, si propone semplicemente di fornire qualche spunto iconografico relativo alla nascita di Gesù. (altro…)
Archivio / Arte Antica e Moderna
Vita dei campi
1 novembre 2014

Giovanni Segantini_ Ave Maria a trasbordo, seconda versione_1886_olio su tela, 120 x 90 cm. St. Moritz, Museo Segantini, deposito della Fondazione Otto Fischbacher – Giovanni Segantini
Oh patria mia, mai più ti rivedrò!
Mai più! mai più ti rivedrò!
O cieli azzurri o dolci aure native
Dove sereno il mio mattin brillò
O verdi colli o profumate rive
O patria mia, mai più ti rivedrò!
Mai più! no, no, mai più, mai più!
L’aria di Aida per leggere Segantini?
Tentar non nuoce.
La patria, prima. Giovanni Segatini (non è un refuso, ma il suo cognome originario) è un apolide. Nasce ad Arco Trentino suddito del kaiser, ma, nonostante tutti i suoi sforzi e la “dimissione del nesso di cittadinanza austriaca”, non riuscirà mai a diventare italiano. Un’inadempienza burocratica milanese lo condanna di fatto ad un limbo giuridico, aggravato da una condanna a morte per diserzione, accusa dalla quale verrà assolto solo post mortem dall’imperatore Francesco Giuseppe. Anche l’altra patria, però, l’Italia, non si dimostra particolarmente generosa con lui, visto che la prima grande retrospettiva gli viene dedicata solo nel 1926 durante la XV Biennale di Venezia, cioè ventisette anni dopo la sua morte, provocata da un attacco di peritonite. (altro…)
L’Ottocento a tutto tondo
1 novembre 2014
Il bello, il vero e… lo smart. Sono quasi 250 le opere che, fino al prossimo 31 gennaio, negli ambienti del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore racconteranno – “in presenza” e in digitale – la storia della scultura partenopea tra la seconda metà del XIX e gli inizi del XX secolo. Ambizioso il progetto che, nelle intenzioni della curatrice Isabella Valente, docente di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università federiciana, “risponde all’esigenza critica di riportare alla luce quel paesaggio artistico che andò formandosi tra secondo Ottocento e primo Novecento, le cui tracce sono rimaste sepolte troppo a lungo, a margine della storiografia e tralasciate dalle occasioni espositive” (risalgono infatti al 1997 “Civiltà dell’Ottocento”, tra Capodimonte e la Reggia di Caserta, e al 2009 la retrospettiva di Vincenzo Gemito a Villa Pignatelli). (altro…)