Correva il Sessantotto quando gli studenti inneggiavano all’immaginazione al potere. Molti decenni dopo, l’utopia si è realizzata in un paese dove, ai tempi della dittatura di Enver Hoxha, ci sarebbe voluta davvero molta fantasia per immaginarsi alla guida dello Stato uno come Edi Rama. Mostra di lusso, quella da Alfonso Artiaco (fino al 3 agosto), visto che a tappezzare – letteralmente – le pareti della galleria è il premier albanese, in carica dal 2013 e già artefice della “rinascita” di Tirana, della quale è stato sindaco a più riprese a partire dal 2000. (altro…)
Archivio / Arte Contemporanea
Come sul capo al naufrago
23 luglio 2016
Risacca. E il respiro del mare. Possibile sentirli in uno spazio delimitato da pareti? Eppure, per un attimo, si può. Tiziana Di Caro centra un ambizioso obiettivo ospitando (fino al 29 luglio) la prima personale napoletana di Sissi, da anni tra i nomi di spicco della scena contemporanea. Punto di partenza è l’installazione “Il naufrago: ondeggia ubriaco perdendo la testa”, realizzata lo scorso anno per una mostra dislocata in diverse sedi a Bologna, città natale dell’artista: lo scheletro di un uomo, ricomposto però con pezzi di legno raccolti sulle spiagge dell’Adriatico. (altro…)
Una questione privata
18 luglio 2016
Il tuo lavoro è caratterizzato da una particolare attenzione per le implicazioni sociali e politiche della pratica artistica: è stato così anche per “Capri B&B”?
Ovviamente sì. Per me lo studio dell’essere umano passa attraverso le tracce di architettura informale che questo decide di lasciarsi alle spalle. Per questo, ho concordato con Adriana Rispoli la presenza in mostra dei lavori di “Questione d’appartenenza”, che trattano appunto del livello sistemico dell’informalità, mappando e rilevando circa 20.000 microazioni abusive compiute nel cuore storico di Napoli e che rappresentano, oltre che un discorso più complesso su come la città risponda alle esigenze primarie dei suoi abitanti, anche una ricerca che si pone come prosecuzione e aggiornamento rispetto alle teorie di Walter Benjamin sulla città porosa, nonché come riflessione sulla capacità della popolazione partenopea di ampliare e moltiplicare gli spazi vitali. Queste azioni nella loro risultanza estetica ci narrano di esigenze reali, come la creazione di un nuovo bagno, l’installazione di un condizionatore o la necessità di rendere un garage abitazione, un’architettura in cui la strada diventa una stanza in più della casa da arredare e da pulire, annullando il confine fra pubblico e privato con azioni di prepotenza che rendono la città una questione d’appartenenza. (altro…)