Archivio / Arte Contemporanea

Coppia d’assi da Artiaco

23 ottobre 2015

Liam Gillick_Galleria Alfonso Artiaco 2015
È un abbinamento sottile quello che ha inaugurato la stagione di Alfonso Artiaco. Negli alti ambienti di piazzetta Nilo, Liam Gillick ha disseminato sugli architravi delle porte una serie di statement, in cui il cambiamento di senso è dato dalla sostituzione di una parola o di un paio di lettere: “the thought style quells the thought collective / lo stile di pensiero calma il pensiero collettivo”; “the thought style stalls the thought collective / lo stile di pensiero blocca il pensiero collettivo”; “the thought style hails the thought collective / lo stile di pensiero chiama/saluta il pensiero collettivo”; “the thought style exhales the thought collective / lo stile di pensiero espira il pensiero collettivo”; “the thought style veils the thought collective / lo stile di pensiero vela il pensiero collettivo”. Non sembra casuale la collocazione scelta dal 51enne britannico, come se le aperture dello spazio fossero, simbolicamente, l’invito più adeguato a connettere in modo flessibile gli elementi di minima sorpresa dei testi, tenendo insieme sia la sostanza del messaggio che il piacere intellettuale del calembour; al contempo, la pura linea grafica richiama per contrasto i motivi decorativi che un tempo arricchivano stipiti e sovrapporte (com’è del resto evidente in alcune stanze della galleria). Risentono invece dell’eredità modernista le sculture, segnate da uno sviluppo del quadrato talvolta declinato nei colori primari, in un’alternanza di vuoti e pieni che rafforza la riflessione sul concetto stesso di struttura.
L’altra metà della coppia inaugurale non ha bisogno di presentazioni: Joseph Beuys. Del 1964 è “Untitled”, una base in gesso e rettangoli di cartone pressato e verniciato di rosso. Nacque invece nel 1973 come “grande oggetto” autobiografico “Die Leute sind ganz prima in Foggia”, composta da 79 fogli di carta o frammenti di foglio, sui quali l’artista tedesco operò con macchina da scrivere, timbri e matite colorate, progettando egli stesso la forma e il colore delle cornici in legno. Due pezzi d’antologia, per un tributo ad uno dei padri del Novecento.

(Articolo pubblicato sul Roma, 22 ottobre 2015)

Storie d’arte sul grande schermo

15 ottobre 2015

MAN RAY, 2 bis rue FérouVenti. È una cifra tonda di tutto rispetto quella delle candeline che spegnerà quest’anno Artecinema, tradizionale appuntamento d’autunno per i patiti, gli appassionati e, perché no, i neofiti delle arti del XX e XXI secolo. Al timone, come sempre, l’ideatrice Laura Trisorio, che ha distribuito su quattro giorni documentari in lingua originale (tradotti simultaneamente in cuffia), molti dei quali in prima nazionale. La formula resta invariata, così come la cornice che da qualche anno ospita la serata inaugurale: stasera il sipario del Teatro San Carlo si alzerà su “Art War” di Marco Wilms, indagine su musica e graffiti come strumenti di contestazione nell’Egitto del dopo Mubarak; diversamente impegnato è “Jeff Koons: Diary of a Seducer” di Jill Nicholls, ritratto di un genio della provocazione e ottimo imprenditore di se stesso, a capo di uno studio-azienda dal fatturato miliardario. (altro…)

Nuovo indirizzo, stessa linea di ricerca

12 settembre 2015

Annarumma
In principio era 404, poi alla galleria è bastato solo il cognome. Migrazioni di sede, tra piazza del Municipio e piazza dei Martiri, un’interessante parentesi meneghina, e adesso Francesco Annarumma è di nuovo pronto a cambiare indirizzo…

Anno nuovo, vita nuova… come, quando, dove e perché?
Era già qualche anno che volevo cambiare galleria, innanzitutto perché quella di via Carlo Poerio con i suoi 50/60 mq era davvero troppo piccola. Mi ci ero affezionato, ma non avevo spazio sufficiente per un ufficio decente ed un deposito, e ciò alla lunga ti condiziona. Avevo un deposito fuori sede e questo implicava una “movimentazione merci” con costi e perdite di tempo. Mi sono deciso quando la proprietaria ha deciso di vendere l’immobile per andare a vivere accanto al figlio a Roma. Mi ha chiesto se potevo lasciarle libero lo spazio. Ho capito la sua situazione e, presomi sei mesi di tempo, le ho inviato la disdetta. (altro…)

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