Il Risorgimento, visto al rovescio e di sbieco. Una mostra “anti”, nell’anno del Centocinquantenario e nella Prima Capitale. Briganti ritrovati, simboli rivisitati e “un funerale dentro un funerale”, per raccontare un’Italia ritrovatasi di colpo da Giardino d’Europa a Repubblica delle Banane. Poche opere, e una domanda che serpeggia: fu vera gloria?
Gabriele Arruzzo_ Ritratto del brigante Terenzio Grossi (1832-1860)_ 2011_ smalto e acrilico su tela_ 180x150 cm_ courtesy Alberto Peola, Torino
Mancavi da Torino dal 2007 e ti ripresenti con un brigante. Come biglietto da visita non c’è male…
Grazie! Sai, questa è stata una delle prime opere a cui ho pensato per questa personale, che nasce dal contesto dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia, e a Torino questa cosa si sente molto di più che in altre parti del Paese. Anzi, il contesto è proprio il pretesto per questa mostra. Nel 2008 avevo già fatto dei lavori che avevano come punto di partenza questo periodo storico e in questo caso il brigante è l’anti-eroe risorgimentale. In particolare Terenzio Grossi e la sua banda, all’alba dell’unità d’Italia, terrorizzavano i dintorni della provincia nella quale vivo, quella di Pesaro e Urbino, ma allo stesso tempo furono anche usati dai piemontesi per creare nelle stesse zone dei tafferugli per accelerare lo scontro tra Savoia e stato della Chiesa. Nella tradizione popolare, le sue imprese vengono tuttora narrate dagli anziani, specialmente dai contadini, con un misto di condanna e reverenza. Anche mio nonno, per esempio, me ne parlava, come avevano fatto i suoi nonni con lui. Prima di cominciare a dipingere, mi sono documentato sulla sua vita e sono andato negli stessi posti dove la sua banda si rifugiava, posti che, nonostante il secolo e mezzo passato, sono rimasti sostanzialmente gli stessi di allora. Mi piaceva questa idea di fermare la tradizione pittorica che vuole il brigante sempre colorato e naif, ho scelto invece di dipingerne un ritratto in scala 1:1. Il quadro poggia a terra, perché sia possibile percepirlo quasi come una sorta di specchio. C’è questa losanga nera che copre il volto di Grossi… non lo so, ho pensato a Lombroso, alle sue teorie che hanno legittimato scientificamente la “conquista” del Sud da parte del Regno di Sardegna… non volevo dargliela vinta ancora una volta! (ride). Poi, di Grossi e della sua banda non esistono fotografie… e quindi mi piaceva questa sorta di auto-censura, come se questo fosse l’anti-ritratto di un anti-eroe. (altro…)