Barbara Berlusconi paparazzata mentre si reca con Pato alla personale di Tony Oursler al Pac. Dov’è la notizia? Nell’outing della coppia nuova di zecca? Nel fatto che, mentre il papà sforbicia il FUS e si trastulla con le Olgettine, la sua pupilla gallerista si diletta con ben più nobili interessi? Nell’associazione calciatore+mostra? Comunque un fatto è certo: grazie a B. B., da oggi anche la casalinga di Voghera sa che l’arte contemporanea non è solo il carnaio di Spencer Tunick o il teschio diamantato di Hirst, come talvolta vuole farle credere l’informazione generalista. Smile.
Archivio / Il Blog
Se questo è un Corso
25 marzo 2011
Porta Ticinese, domenica mattina.
Questo è lo spettacolo che si para davanti ai nostri occhi uscendo dalla Basilica di Sant’Eustorgio (quella con gli affreschi di Foppa, quella con l’Arca di San Pietro Martire). Ogni passo un graffito. Ogni metro un graffito. Ogni centimetro un graffito. Ogni millimetro un graffito. Senza soluzione di continuità. È incredibile osservare con quanta minuzia e dedizione questi miniatori metropolitani abbiano arabescato ogni superficie più o meno ad altezza d’uomo, lasciando intonsi – bontà loro – campanelli e targhette dei citofoni. Grovigli nervosi di tag e dripping pollockiani sugli intonaci, maiuscole lapidarie e grafemi gommosi sulle saracinesche. Più che crew di street artists, si direbbe che col favor delle tenebre orde di lupi grafomani calino sulla strada inerme. Eppure risulta che la giunta Moratti paghi un assessore al decoro urbano. E risulta anche che Palazzo Marino abbia fatto della sua crociata contro i writer uno dei suoi fiori all’occhiello. Beh, se è così, Corso di Porta Ticinese per suor Letizia & co è Good morning Vietnam.
INTER(TRA)MEZZINO
30 agosto 2010
Voi andate di panini, eh?
Così ci apostrofa il ragazzo, ironico e complice. Classico tipo da vernissage: slanciato, educato, cool, taglia 40, certamente poliglotta e cosmopolita.
Alziamo le spalle con un grugnito: abbiamo fame, vent’anni di più e poca voglia di sostituire la masticazione con la conversazione. Dubito voglia attaccar bottone anche il ragazzo . Che difatti, lanciata la battuta, si accartoccia nella posizione del loto in mezzo ai suoi coetanei. Slanciati, educati, cool, taglia 40, poliglotti e cosmopoliti come lui.
Quattro rompicoglioni venuti a disturbarci il pranzo al sacco, sbuffo tra me e me. Però poi penso che noi abbiamo conquistato il muretto. Sotto il culo e dietro le spalle. Come persone civili, tsé, pure se stiamo mangiando le merende di pane come due muratori.
FLASHBACK: ascendiamo lo ziqqurat del Padiglione Paesi Scandinavi, ciascuno con due piatti di plastica impilati l’uno sull’altro, minacciosamente in bilico. Avanzo a testa bassa, imbarazzata: in questi ambienti non è chic mangiare, anche se cinque metri più in là davanti ai buffet degli alcolici c’è una ressa che manco il primo giorno di saldi da Zara. Evito di inciampare in un calice di vino, abbandonato su uno degli alti gradini, e finalmente mi abbandono anch’io ai morsi della fame. Quando il gioco si fa duro, la macchina reclama benzina. Carburante carboidrato. La focaccia vegetariana (35 euri al mq) si è appena avviata nei meandri della peristalsi, quando il primo intruso irrompe nella nostra Arcadia calorica: barbetta a chiazze, aria Krisna, pastrano di cotone fantasia Lager sui pantaloni larghi.
Sorrisi reciproci. (altro…)