Archivio / Il Blog

I piloni fanno il fiume più bello

8 novembre 2011

E alla fine eccoci qui. Tutti sul fiume. Le scuole sono chiuse e noi siamo sul fiume. L’acqua marrone ha ingoiato l’argine e gli alberi, quelli che vivono abbarbicati all’argine, affiorano nel fango come sterpaglie. Come quelle che il fiume trascina via. Il fiume non ci guarda, non ci vede. Il fiume se ne fotte. Io, spettatrice del mare, e convivente del fuoco, diffido del fiume.
Oggi sono tutti sul fiume. Pure quelli che al fiume non ci vanno mai. Io, per esempio. Non amo il suo odore. Mi piace, unica cosa, quell’ansa che curva, un po’ più ampia, dopo l’isolotto scabro che gratta il letto nel mezzo. Respiro d’un gomito, nelle giornate belle con un po’ d’immaginazione pieghi oltre e ci vedi un paesaggio ad olio. Qui il Padre Eridano è  quasi un rigagnolo.
Il fiume mi lava via i pensieri, il mare me li strappa. Col mare, pertanto, ho da combattere. E pazienza se non riesco a trattenere qualcosa. Tanto lui, prima o poi, me la restituirà.
È il lunedì. Il lunedì dopo. Dopo il pericolo, il lutto, l’allarme. Dopo le transenne di plastica bianche e rosse, i lampeggianti blu dei vigili urbani e le macchine parcheggiate sui dossi, nel caso in cui. (altro…)

Tag:

I cataloghi son questi

7 ottobre 2011

Ovvero due appunti cinematografici

Divagazione numero uno: Carnage, ultima fatica di Roman Polanski e… dei suoi spettatori. Perché è davvero estremo starsene per 80 minuti a torcersi dall’ansia su una poltroncina, di fronte al quartetto di attori straordinari che, in un continuo gioco delle parti, tirano e mollano il filo della tensione. Tensione che esplode, letteralmente, dalla bocca di Kate Winslet per finire sul prezioso catalogo di Kokoschka, che Jodie Foster ama più della sua stessa vita, avendovi riversato tutte le sue aspirazioni e le sue frustrazioni (o aspirazioni frustrate, e l’endiadi è servita). Lei, cioè Jodie Foster, è una spigolosa intellettualina radical chic che combatte tutte le battaglie politically correct e, in nome del pacifismo terzomondista, aggredisce chi non condivide la sua (banalotta e borghesotta) weltanschauung. Educa i figli all’arte e alla musica, disprezza il consumismo ma poi cade nel tranello dell’oggetto feticcio (il rarissimo, ormai introvabile Kokoschka, per l’appunto, che diviene un petulante refrain), mostrando di tenere alle cose più di quanto, alla fine, tenga al genere umano. La spettacolare vomitata della Winslet sul catalogo è inoltre emblematica – la diva britannica ricopre infatti il ruolo di un’operatrice finanziaria sospetta parvenu (il mondo degli affari vomita sull’arte? un po’ forzato, ma ci si può pensare) – e rivelatrice di una concezione alquanto pessimistica della cosiddetta cultura “alta”. (altro…)

Da(mna)re ad bestias

18 settembre 2011

“Dio santissimo, Prudenzia! Non stare alla finestra! E corri a cambiar l’acqua nel bacile, subito!”.

La giovane scivolò via sbuffando, lesta ai comandi della signora madre.

Artemisia arretrò, cercando tastoni uno straccio per nettarsi le mani. Il busto leggermente inclinato, le palpebre strette, studiava il piviale del diacono Procolo, cupo rubino ravvivato dall’oro. Scostò dalla fronte una ciocca di capelli, afferrò la tavolozza. La tela ricominciò a tremare sotto i suoi colpi. Che erano precisi, e incalzanti, come i pensieri che le si affollavano nella testa spettinata. Quella figlia, innanzitutto. Sempre svogliata, ultimamente, sempre sgarbata. Pur istruita nella pittura, non mostrava alcun talento, né passione. Si compiaceva piuttosto di suonar la spinetta, e lo faceva graziosamente, non foss’altro per il dispetto d’eccellere su di lei dinanzi agli amici e ai forestieri. “Del resto – obiettava Prudenzia – che necessità ha una femmina di lavorare? Una donna non ha che da badare alla casa e ai figli che il Signore le manda”. “Ma per maritarsi ci vuole denaro”, replicava Artemisia, soffocando la stizza. (altro…)

dapper.hilario@mailxu.com