Forse non è giusto, forse non è appropriato. Come si può infatti definire T’odi una “retrospettiva”? Lo sarebbe, se ci limitasse a scorrere la cronologia delle opere. Lo sarebbe, se si prendesse come unico
Paolo Ricci è, come spesso accade, uno di quei “monumenti” di storia patria sconsideratamente minacciati dall’edera dell’oblio. Opportuna allora appare la freschissima pubblicazione del corposo catalogo (Electa) della mostra al Maschio Angioino, presentato al
“L’arte non è Marte”, recitava il titolo di un programma televisivo. A Cava de’ Tirreni, però, non la pensano così, visto che il centro metelliano che porta il nome del pianeta rosso per la