In pausa per godersi un tramonto

19 agosto 2019

Ma come fai ad aver voglia di andare in vacanza, se lavori in un posto così particolare, magico? Lo studio di Antonella Raio si trova infatti all’interno del Vivaio Calvanese, in via Foria. È qui, nella deliziosa Kaffehaus in mezzo a fiori, piante e alberi rigogliosi e liberi, che l’artista napoletana si è dedicata negli ultimi anni a progetti come “Guardiani 21” e “Genuflessione”. Il primo è un’azione collettiva incentrata sul tronco di un maestoso cedro, sezionato in ceppi che i “guardiani” possono adottare con una complessa procedura (www.guardiani21.com). Il secondo, partendo da una riflessione antropologica sui diversi modi di inginocchiarsi, si sta sviluppando attraverso una serie di esposizioni (come “Ritmo Bodoni” alla Castiglia di Saluzzo) e di “incursioni”, come i timbri impressi sulle carte di vari luoghi pubblici. Nei mesi vacanzieri, però, anche l’energica Raio, che alla scultura e alla fotografia affianca con passione l’attività didattica, si concede una pausa…

Domanda numero uno: che cosa vedi davanti a te in questo momento?
Una strada ricca di odori familiari e consolanti, ma anche talmente sconosciuta da bloccarmi le gambe… Fortunatamente sono curiosa .

Viaggi più spesso per lavoro o per svago?
Vado via da Napoli in media due, tre volte l’anno, per brevi periodi, ma il viaggio che preferisco è quando ho la possibilità di fare, perché entro subito in simbiosi con i nuovi spazi. Quando ho la possibilità di conoscere un posto grazie al mezzo artistico, ho la possibilità di dare tempo e attenzione a particolari che in un viaggio di svago si fagocitano velocemente. È il luogo che richiede attenzione, non sei tu a usufruire del paesaggio per rilassarti, ma è il paesaggio che si manifesta e si pone al centro.

Rispetto ai “comuni mortali”, che cosa aggiunge lo sguardo d’artista ad un viaggio?
Non so per gli altri, ma per me decidere di viaggiare non è mai in relazione al rilassamento o alla spensieratezza. Il punto è che l’arte occupa uno spazio totalizzante, e decidere di fermare la mente e le mani risulta più faticoso che lavorare, anche perché io non reputo l’arte un lavoro, ma una possibilità da cui non mi vorrei staccare… Ma capita, quando sono in viaggio, di capire se sono in un buon viaggio… se mi parte subito l’orientamento… Ci sono luoghi in cui non servono mappe: anche se li vivi per la prima volta, sai perfettamente dove andare… e quando capita è bellissimo, non osservi solo con una distanza turistica, ma cerchi di ricordare e poi di ritrovarti.

Quando sei in vacanza, visiti mostre, gallerie e musei?
Quando sono in viaggio visito musei e gallerie, ma non sono la priorità.

La tua estate: attività, riposo, tedio?
L’estate è attività fatta con il bel tempo, e poi dopo aver scolpito e aver affaticato un po’ il corpo, almeno a Napoli hai la possibilità di prendere una canoa vicino casa e goderti un tramonto antico.

Qual è per te l’aspetto più fastidioso della bella stagione?
Le zanzare: mi rendono schiava dello spray repellente, ed è una cosa che non amo di me.

Angolo dei ricordi: cosa rammenti delle tue scorse estati?
Il canotto… quando ero piccola adoravo andare in canotto… non so quanti bambini eravamo sul canotto, ma tanti, ed era bellissimo. C’era un senso dell’avventura, della scoperta. Sul canotto nulla era insuperabile, le onde più alte erano e più erano divertenti, e se il canotto si capovolgeva scoprivi che potevi nasconderti sotto, ed era ancora più divertente nuotare sotto il tetto di un canotto che diventava una capanna in mare.

L’estate attraverso i cinque sensi
Forse il senso che preferisco in relazione all’estate è l’olfatto: mi piace l’odore dei luoghi… L’odore è qualcosa che entra dentro subito e poi non lo dimentichi più, mai più… L’odore entra in uno spazio talmente profondo che riaffiora senza il tuo volere… Ci sono odori a cui non servono spiegazione, forma, immagini: sono già esperienza, come l’odore dei palazzi di Napoli: quell’odore di frittura, tufo, biancheria lavata e ruggine… Beh, quello è l’odore di casa, di nonna, di madre.

Quale opera o quali opere d’arte associ all’estate?
C
‘è un disegno di Carl Gustav Jung tratto dal “libro Rosso” che ultimamente mi rimanda all’evasione, al naturale, alla fusione del male e del bene… Alla fine l’estate è un mescolare tutto. Quella croce cerchiata rossa, disegnata da Jung, mi fa stare bene.

Cosa leggerai in queste settimane?
Non so ancora se leggerò.

Consigli per sopravvivere al caldo.
Camminare scalzi il più possibile.

Programmi per il nuovo “anno scolastico”?
A settembre spero di finire un’opera che si chiama “Ascolto”. Ne riparleremo…

(Articolo pubblicato sul Roma per la rubrica Estate d’artista #2, 18 agosto 2019)

Un bagno diventa eco del mito

12 agosto 2019

Lello Lopez_ Assioma della Memoria_ 2014_ Stampa e acrilico su tela_ cm220x160_Courtesy Galleria Artiaco

Mente e corpo. È l’estate di Lello Lopez, che trascorrerà la bella stagione tra tuffi e letture di spessore. Del resto, non è che in vacanza si smetta di creare, pensare, progettare. Anzi. Tanto più che, nel caso specifico, i mesi caldi vedono l’artista flegreo presenziare nella “Summer Exhibition” della Shazar Gallery, e –altra collettiva – in “Men, Only men, Simply men” curata da Antonello Tolve all’Accademia di Belle Arti di Macerata. Per trovarlo in pianta stabile, poi, basta andare al Museo Madre, dove l’anno scorso la sua installazione “Companion” è entrata nel progetto “Per_formare una collezione”. Un lavoro, quello di Lopez (rappresentato dalla Galleria Artiaco), di matrice introspettiva e filosofica, rafforzata dalle suggestioni ricavate da incontri e relazioni. Un mondo di acuta sensibilità, in cui anche un semplice bagno di mare può rivestirsi di echi mitici…

Domanda numero uno: cosa vedi davanti a te in questo momento?
Guardo il mare… guardo sempre un mare che è un orizzonte di arrivi, di nostalgie, di ricordi. Abito sul mare, organicamente con lui: seducente, incantevole, gentile; talvolta violento, aggressivo, prepotente.

Viaggi più spesso per lavoro o per svago?
È da un po’ che non viaggio, per mancanza di occasioni ma soprattutto per pigrizia, in costante stasi del “non lo so!”, in un’attesa rassicurante… protettiva.

Rispetto ai “comuni mortali”, cosa aggiunge lo sguardo d’artista ad un viaggio?
Quando accadeva era per lo più per lavoro. Raccoglievo idee, immagini, parole che sedimentavo col ricordo di uno smarrimento sempre diverso, da usare in tale installazione o altra opera come tracce di una decodifica sufficiente a narrare quell’esperienza.

In vacanza, visiti mostre, gallerie, musei?
Se capita visito mostre, ma soprattutto luoghi alla ricerca di suggestioni e stupori. Mi piace osservare la gente in quei contesti, ascoltare la banalità di un dialogo o l’incredulità e ancora la meraviglia dello sguardo rapito o anche infastidito. E incrociare per qualche istante gli occhi delle persone…per gioco, pensando a ipotetiche esistenze che non conoscerò mai.

La tua estate: attività, riposo, tedio?
Un po’ di tutto questo: si lavora a qualche idea, si scrivono progetti, si prepara una spedizione, si riprendono vecchi lavori e se ne realizzano di nuovi. E si telefona! Devo dire che la mattina è spesso occupata dai bagni di mare che amo fare vicino casa: nei pressi della Piscina Mirabilis o della tomba di Agrippina. Non è un caso che frequento questi luoghi. Mi piace pensare al mare solcato dalle feluche, a mani brune e abili che arrotolano reti e funi, a tuniche bianche che passano tra spezie e coralli, ambre, unguenti e venditori di stoffe con fregi in oro e bisso. Utili suggestioni!

Qual è per te l’aspetto più fastidioso della bella stagione?
L’estate è bellissima e il corpo e la mente si rigenerano… se non fosse per quelle maledette zanzare!

Angolo dei ricordi: cosa rammenti delle tue scorse estati?
Se penso ai ricordi, penso lontano. Con nostalgia penso alla giovinezza che passa e a tutto quello che poteva essere e non è stato. Penso a quei momenti, a quegli incontri, agli sguardi dei genitori, a quando avevano l’età che ho adesso, ai luoghi delle prime volte, alle persone, alle voci…

L’estate attraverso i cinque sensi.
L’estate è guardare il sole quando, ad occhi chiusi, si colora di verderame, quando senti l’arrivo del maestrale e a sera mangi frutti di mare crudi con anguria e vino bianco in compagnia di un amico. L’estate è sentire sulla pelle il piacere degli abiti di lino bianco e gli improvvisi profumi dei giardini.

Quale opera o quali opere d’arte associ all’estate?
Nessuna in particolare. In verità mi è difficile associare le opere con una suggestione… mi verrebbe in mente Capri-Batterie di Beuys!

Cosa leggerai in queste settimane?
La lettura come unico, impegnativo, svago! Qualche testo di approfondimento (sempre le stesse pagine!): Derrida, Gadamer, Danto, Esposito, Agamben, a seconda del lavoro che sto per mettere in cantiere. Col desiderio che mi possano soccorrere nella comprensione di una geometria, di una riflessione o di un’introspezione più o meno analitica.

Consigli per sopravvivere al caldo.
Quale miglior consiglio se non quello di fare i bagni di mare al mattino, mettersi nella brezza al pomeriggio e fare colazione in giardino la sera. Potendolo fare! Altrimenti qualche limonata fresca, docce a volontà e vai di ventaglio!

(Articolo pubblcato sul Roma per la rubrica Estate d’artista #1, 11 agosto 2019)

IL COLLEZIONISTA DI SOGNI. GINO D’UGO A PESCARA, IN ATTESA DELLA NUOVA STAGIONE DI FOURTEEN ARTELLARO

15 aprile 2019

Gino D’Ugo, La Pratica Inevasa, Galleria 16 Civico, Pescara

C’è chi le chiama incombenze, propositi, sogni nel cassetto. Rimorsi, addirittura. Sono le cose che avremmo dovuto fare e non abbiamo fatto, quelle che avremmo voluto dire e non abbiamo detto. Gino D’Ugo ha preferito definirle “La Pratica Inevasa”. Un’espressione che, aggiungendo “burocraticamente” una punta d’ironia, lega all’immagine di faldoni e pile di scartoffie quegli intenti e quei confronti (talvolta con noi stessi) rinviati sine die. In fondo, di questioni in sospeso è pieno il mondo, e non necessariamente sono da bollare come fallimenti: è lecito viverle come ipoteche positive sull’avvenire, o speranzose dilazioni del presente.
Sicché un progetto come quello proposto alla Galleria 16 Civico di Pescara non poteva che risultare naturalmente coinvolgente: in molti hanno risposto all’invito, offrendo, di persona o a distanza (e c’è tempo fino al 20 aprile per infoltire i contributi), la propria “pratica inevasa”, reale, sentimentale, fantasiosa o metaforica. Via via, la parete dell’esposizione si è riempita di testi, immagini e oggetti che hanno dato luogo ad una narrazione variegata e vivace, nella quale l’artista si è ritagliato un ruolo di mediatore o, per meglio dire, di attivatore del processo partecipativo, raccogliendo i documenti senza pretesa di analizzarli, lasciando che la condivisione fluisse liberamente, stimolando discussioni e curiosità.
Questo il cuore – tuttora pulsante – della mostra, preceduta da una panoramica sul lavoro di D’Ugo e da un post-it con la scritta “Dimentica”, paradossale capovolgimento sia di un imperativo – quello del memento – caro all’arte e oggi abusato dalla retorica, sia della finalità stessa del progetto, che esortava a tirar fuori qualcosa che era stato messo in lista d’attesa. Subito dopo, però, l’artista riabilita la memoria, riferendola a se stesso e alla sua pratica scultorea, disponendo sotto la luce un cerchio di cenere: simbolo di consumazione, di passaggio tra vita e morte, di purificazione, ma anche elemento misterioso, probabile custode di fuochi non sopiti. Sotto la quale, magari, cova una storia sconosciuta: una pratica inevasa, appunto.
Dopo la tappa abruzzese, l’idea sarebbe quella di estendere il format ad altri contesti, per sondare l’approccio e le reazioni di un pubblico diverso. Quale potrebbe essere, infatti, il feedback di un visitatore torinese, romano o napoletano?
Per il momento, la piccola realtà ha offerto una risposta soddisfacente. Del resto, da quando ha fissato la sua residenza in Liguria, Gino D’Ugo è abituato a misurarsi con quella, che senza offesa, si potrebbe definire “la piccola dimensione” geografica. Provinciale sì, ma non tanto, visto che il suo raggio d’azione è il Golfo dei Poeti, un tempo meta di artisti e scrittori. È qui che nel 2016 ha dato vita, insieme a Guido Ferrari, alla sua “creatura”: Fourteen ArTellaro, white cube all’angolo della deliziosa piazzetta nel borgo sopra Lerici, dove, durante la bella stagione, si sono avvicendati artisti di diversa estrazione e posizione, dal mainstream all’outsider.
Spiriti liberi che hanno aderito con entusiasmo ad una rassegna tutt’altro che “balneare”, che sullo scorcio della primavera esordirà con due appuntamenti “fuori sede”, ovvero l’ex Oratorio in Selàa, affacciato su un panorama mozzafiato. Si parte nell’ultimo week end di aprile con “Monument” di Igor Grubic: cinquanta minuti dedicati ai memoriali antifascisti dell’ex Jugoslavia, parzialmente distrutti durante la tragica guerra degli anni Novanta. Il 18 e il 19 maggio, invece, inaugurerà una rassegna di videoarte, con nomi transitati per ArTellaro: Giovanni Gaggia, Iginio De Luca, Alessandro Brighetti, Sandro Mele, Sonia Andresano, Radio Zero, Elena Bellantoni, Adalberto Abbate, Alice Schivardi, Daniela Spaletra,  Federica Gonnelli, Elena Nonnis, Fabrizio Cicero, Giampaolo Penco (installazione di Alfredo Pirri), Laura Pinta Cazzaniga, Nicoletta Braga, Massimo Mazzone, Fiorella Iacono, Calixto Ramirez Correa, Alain Urrutia, Philipp Gufler, collettivo Democracia, Filippo Berta,  Christian Ciampoli/ Silvia Sbordoni, Simone Cametti, Franco LoSvizzero, Marina Paris, Silvia Giambrone, Luca Monzani, Mauro Folci, Luca Vitone. Dopo la “grande abbuffata”, la mostra proseguirà nello spazio Fourteen, dove le opere, raggruppate in un loop di 5-8 video, ruoteranno per un mese e mezzo circa a cadenza settimanale, visibili attraverso la vetrina su uno schermo da 40 pollici.
Subito dopo, in continuità con l’edizione precedente, riprenderà “La superficie accidentata”. Il calendario è agli ultimi ritocchi, ma tra le presenze dell’estate 2019 sono già annunciate quelle di Elena Bellantoni, Filippo Berta e Riccardo Gemma.

Articolo pubblicato su Artslife, 12 aprile 2019

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