Cara Terra Madre…

24 marzo 2006

ABC. Sta per Arte Benevento Cultura, la sigla del nuovo progetto multidisciplinare del capoluogo sannita. Il taglio del nastro il 25 marzo, con la mostra Alla luce del tempo, curata da Petra Maria Joos from Bilbao, con la quale, alla viglia del debutto, abbiamo scambiato qualche battuta…

Territorio, amore e paradiso. In questa triade di “valori, e ancore di salvezza, che la nostra società contemporanea globalizzata nega, sublima, distorce, trasforma, e che vengono recepiti, interpretati e nuovamente percepiti solo da pochi in modo diverso” risiede il nucleo ispiratore di Alla luce del tempo. La mostra, una collettiva destinata ad inaugurare il 25 marzo ABC – Arte Benevento Cultura, nuovo progetto multidisciplinare del comune di Benevento, avrà come sede espositiva il prestigioso Palazzo Paolo V, nel cuore del centro storico. (altro…)

Anselm Kiefer – Odi Navali

6 febbraio 2006

Napoli, Galleria Lia Rumma

Le ceneri di Anselm, nato sotto Saturno. Trionfa l’opera al nero dell’artista tedesco, che torna a Napoli per cantare la burrascosa epopea dello Spirito. Tra pessimismo storico e forze della Natura…

Plumbeo. Per quell’implacabile ragion pura che fruga, senza alibi né pietà, tra i maligni sedimenti della Storia. Per quelle navi che, come pendoli, se ne stanno coricate tra onde e nuvole. Per quei cieli pesanti e corruschi, in balia dello scatenarsi di furie nemiche. Per la scelta caduta di nuovo sull’elemento saturnino per eccellenza, primo gradino alchemico sul quale il piede vacilla. E che la trasmutazione non sia un gioco di prestigio, ma un duro esercizio filosofico lo sa bene e lo dimostra Anselm Kiefer (Donaueschingen, 1945; vive in Francia), il quale nel corpo percosso di queste nuove Odi navali imprime ancora una volta il segno di un’estetica rigorosamente etica. Mutuato da una raccolta poetica dannunziana, il titolo potrebbe depistare, laddove accostato all’ampollosa retorica bellicista del pescarese. Analogamente, una lettura evocativa del sensuale e calligrafico panismo del Vate si rivelerebbe assolutamente difforme rispetto ad una visione della Natura che è, invece, qui ricondotta ad una trama di forze elementari. (altro…)

George Lilanga

27 gennaio 2006

Napoli, Franco Riccardo Arti Visive

Nel continente nero… alle falde del Vesuvio. È un inno alla vitalità quello di Lilanga che, per amore della sua terra, ne sfidò i pregiudizi. In mezzo alla colorata confusione degli smalti, anche il mal d’Africa…

Traditore. Stregone e seguace dello stregone. Tutto questo è, o meglio era, George Lilanga (Masasi, 1934 – Dar Es Salaam, 2004), che osò offendere col colore la serietà dell’ebano e oltraggiare la scultura trasformandola in pittura. Che violò un tabù, sottraendo la creazione d’immagini all’appannaggio magico-sapienziale della trasmissione ereditaria (di qui la metafora dell’artista-stregone) ed inserendola in un sistema imprenditoriale. Vale a dire, in un circuito di diffusione e di consumo. Desacralizzata tra le pareti di uno studio che, all’apice del successo faticosamente guadagnato, sfornò centinaia di pezzi, la produzione di Lilanga iniziò così a parlare al mondo della Tanzania e della tradizione makonde. Non fu facile, ma alla fine, dopo l’ostracismo e l’anatema dei suoi, tanta “tracotanza” venne perdonata, e perfino premiata. Grazie a lui, pure l’Occidente dovette accorgersi che il Continente Nero era, in realtà, colorato, anzi coloratissimo -lontano da quel primitivismo che pure, all’inizio del Novecento, aveva calamitato le Avanguardie assetate di novità, con Pablo Picasso in testa- , e che anche in una realtà in via di sviluppo un artista poteva farsi businessman e manager di se stesso. (altro…)

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