DISOKKUPATI ORGANIZZATI

14 settembre 2008
Madre ingrato? No. O meglio, non del tutto. All’indomani della loro “separazione consensuale” dal Museo Donnaregina, e con le valigie già pronte per Berlino, Gigiotto Del Vecchio e Stefania Palumbo tirano le somme di un anno alla guida della Project Room partenopea…

Partiamo dall’inizio. L’incarico di curatori della Project Room vi è stato conferito per chiamata diretta. Non trovate che assegnare un ruolo in un’istituzione pubblica senza un concorso di idee sia un’anomalia?
Nel caso di nomina di direttori o di curatori interni, con un contratto di assunzione, la regola dovrebbe essere quella del concorso. Nel nostro caso, di collaborazione esterna, crediamo sia stato possibile chiamare direttamente. Ma questa è una domanda che più che a noi dovrebbe essere rivolta ai vertici della Fondazione Donnaregina e chiedere loro se in futuro la nomina del direttore e del senior curator verrà fatta tramite concorso.

La Project Room del Madre è nata indiscutibilmente con uno scopo “politico”: prestare attenzione ai giovani che operano sul territorio. Quanto la vostra filosofia curatoriale coincideva effettivamente con quella dei “committenti”? (altro…)

Museo Nitsch e nuova sede, la Fondazione Morra cambia look

10 settembre 2008

Napoli-Vienna, legami di sangue ad alta tensione. Inizia nel 1972 l’amore tra Peppe Morra e Hermann Nitsch, rafforzatosi nell’arco di un trentennio di frequentazioni personali e professionali. A questa lunga amicizia, ora, viene non tanto eretto un monumento, quanto riservato e offerto al pubblico uno spazio vivo, in quel cuore della città vecchia e popolare (ancora) lontano dalle rotte del contemporaneo. Vico Lungo Pontecorvo 29/d, alle spalle di piazza Dante, in una di quelle ex insulae conventuali destinate, secondo le ambizioni dichiarate del gallerista partenopeo, a diventare un’isola della cultura. (altro…)

Le note del male nella ricerca di Gian Marco Montesano

9 settembre 2008

Alla galleria di Umberto Di Marino dipinti tra il figurativo e il concettuale

Per ragioni anagrafiche e biografiche, lo si potrebbe erroneamente precipitare nel girone dei delusi da sogno infranto, tra i biliosi apostati di un’epoca avvezza ormai ad approcciare la storia in termini di negazionismo anziché di analisi e discussione, dove le abiure fioccano in sedi di partito, banchi del parlamento, redazioni di giornali e case editrici. E, anche se le sue curiosità e i suoi obiettivi, nei formidabili Settanta movimentisti e gruppettari, erano antropologici e sociologici (e un tantino “spettacolari”, quasi tutto fosse una grande performance), più che militanti, Gian Marco Montesano non rimase inerte di fronte alle lacerazioni politiche. (altro…)

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