Eppur si muove

16 ottobre 2009

Genova, Palazzo Ducale

Genova per loro. Dopo Guarene, arriva nel capoluogo ligure la mostra della terza residenza per giovani curatori promossa dalla Fondazione Sandretto. Con la Fondazione Garrone a dar man forte in terra ligustica…

Andante un poco mosso. Non è la grafica “sismica”, ricalco dell’elaborazione musicale di Elisa Strinna, a registrare l’intensità della terza residenza per giovani curatori promossa dalla Fondazione Sandretto, sconfinata in terra ligure per incontrare la Fondazione Garrone col bis “rinforzato” di un saggio finale interessante, ma tutto sommato poco audace. Esposti gli uni accanto agli altri, gli artisti selezionati dal colombiano Inti Guerrero, dall’austriaca Julia Kläring e dalla belga Pieternel Vermoortel risultano sostanzialmente omogenei agli ormai storicizzati nomi della collezione torinese. Non solo per un allestimento “trasversale”, quanto per l’uniformarsi alle modalità creative dell’establishment. Del resto, i prescelti proprio di primo pelo non sono (e ci si chiede, allora, se obiettivo – faticoso ma eccitante -di un curatore ospite non debba essere, pur nei limiti di tempo, anche quello di scommettere su chi non abbia ancora conosciuto l’onore della personale o della candidatura al premio). (altro…)

Danilo Correale

13 ottobre 2009

Genova, Chan

Le conseguenze del clamore. Un distillato di parole forti pescate dalla scena musicale underground.
E ricollocate in “celle d’isolamento” molto, molto particolari: la galleria, la strada…

Sommessamente engagé, e ultimamente appassionato d’archivi, per il blitz genovese Danilo Correale (Napoli, 1982; vive a Milano e Napoli) sintetizza l’indagine fotografica sul pubblico dei concerti underground, metal, hardcore e punk, condotta per un decennio in varie città europee. Lo spettatore, dunque, nel ruolo dell’osservato. Ma non è certo questo banale rovesciamento delle parti l’obiettivo di una “depurazione” insofferente tanto dell’estetica – sbrigata nella bicromia dark -quanto del messaggio in sé; interessano invece gli effetti di un mirato détournement. Fra i numerosi scatti, l’artista ha infatti selezionato solo quelli in cui si distinguevano chiaramente le scritte tatuate sui corpi o stampate sulle magliette degli astanti. E, successivamente, le ha riprodotte in una serie di manifesti, dei quali uno ingigantito e trionfalmente appeso in galleria, gli altri impilati per il take-away all’ingresso della medesima. (altro…)

Diademi e gioielli reali

22 settembre 2009

Venaria Reale (TO), Reggia

Splendori di corte dal Barocco all’Art Déco. Tre secoli di gioielli in Casa Savoia. Esposti nelle stanze della “Versailles” alle porte di Torino…

Che l’investimento sul restauro di Venaria Reale sia stato massiccio è un dato di fatto. Che questo investimento sia stato intelligente pure. Così com’è chiaro che le scommesse (e i fondi) non bastano mai, data l’imponenza e l’incidenza della struttura. Insomma, la reggia piemontese è uno di quei posti che, in un attacco di sano campanilismo, ci fanno esclamare che non abbiamo niente da invidiare a nessuno, anzi: dai Giardini – in cui Giuseppe Penone insegna cosa vuol dire intervenire da contemporaneo in un contesto antico -alle proiezioni di Peter Greenaway, dalla spettacolare Galleria Grande ai “pirotecnici” giochi di luci e d’acqua della fontana del Cervo (consigliata perciò la visita serale nei fine settimana). La gemma della “corona di delizie” già descritta nel secentesco Theatrum Sabaudiae, luogo di svaghi venatori, capricci topiari e galanterie cortesi, celebra l’apoteosi di una delle più longeve dinastie europee derogando al classico understatement locale, e s’abbandona alla tentazione di tirar fuori i gioielli di famiglia. Dando vita a mostre come questa, destinata letteralmente a far brillare gli occhi del pubblico, specie di quello femminile: un percorso piccolo e… brillante, inserito nel cosiddetto “snodo garoviano” della residenza voluta da Carlo Emanuele II. Si parte dai tesori del Santuario d’Oropa, nel biellese, che compete in fulgore con la gloria dei Cieli grazie a corone per la Madonna Nera, monili donati da papi e regnanti e una pettorina che irraggia splendore barocco all’ennesima potenza. Dal sacro al profano, col passar dei secoli i designer di preziosi badano sempre più alla raffinatezza e, si direbbe, alla “praticità”. E se prima era tutto un tripudio di pietre multicolori e fogge opulente, fra Otto e Novecento vengono elaborati ornamenti in grado di passare agilmente dallo sfarzo alla (relativa) sobrietà, scomponendosi in spille e clips. Di un’attitudine al “risparmio”, più che di mero rispetto della tradizione familiare, testimonia del resto il bracciale nel quale quattro generazioni di promessi sposi Savoia sostituiscono la propria effigie in miniatura, da esibire alla prescelta di turno. (altro…)

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