Ammiccamenti a CapoDIOmonte

24 aprile 2009

Luigi Ontani nel museo con le sue coloratissime opere

CapoDIOMonte. Potrebbe sembrare un refuso. Ma poi il nome dell’artista chiarisce tutto. Perché chi conosce Luigi Ontani conosce la sua passione per i giochi di parole, le ibridazioni visive e lessicali, le iperboliche e ironiche alchimie. Egli stesso, del resto, è un rebis – innocente e provocatorio, eccentrico e pensoso, fanciullesco ed erotico, narciso e fanciullo -, doppio e poliedrico, un colto e raffinatissimo dandy capace di trasformare se stesso e la propria vita in opera d’arte. (altro…)

È DEL DESIGN IL FIN LA MERAVIGLIA

23 aprile 2009
Cinque secoli d’intelligenza progettuale e magnificenza artistica. Cinquecento anni di grandi mobili italiani in mostra al Palazzo Reale di Milano. A illustrare questo raro “confronto all’americana” uno degli autori del concept, Luigi Settembrini…

 

Come si snoderà il percorso? Il percorso inizia col Manierismo e finisce col Tardo Impero. Aquesto itinerario classico viene contrapposto – come ho già detto – un viaggio che presenta invece mobili e progetti del grande design contemporaneo.

Si parla di allestimento “visionario e minimalista”. Perché? La bellezza, la preziosità, lo scintillio dei mobili e degli oggetti in mostra ha suggerito un allestimento che proprio per non diminuire questo impatto doveva cercare di “sparire”, che navigasse il più lontano possibile dall’arredamento e dalla scenografia. Più facile da dire che da fare. Devo dare atto a Mario Bellini di essere riuscito nell’impresa. L’idea che Bellini ha avuto per contrapporre il contemporaneo al classico è – la vedrete – a un tempo minimalista, perché non disturba il confronto tra epoche e oggetti, ma al tempo stesso visionaria, perché i momenti contemporanei sono messi in scena attraverso delle ”apparizioni”. Non voglio aggiungere altro per non sciupare la sorpresa… (altro…)

L’artista è immobile. E periferico

21 aprile 2009

Enrico Morsiani da Umberto Di Marino

 

Non basta una pelle già riccamente arabescata di tatuaggi a farsi notare, a sentirsi parte di una “tribù”. Non basta al ragazzone che, sotto l’occhio della telecamera, si fa sparare. Non a morte, ovviamente: giusto perché la cicatrice fatta su misura dal proiettile sui muscoli palestrati dimostri che lui è un vero duro, anche se subito dopo il colpo inizia a contorcersi dal dolore. (altro…)

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