Antonio Biasiucci

28 giugno 2010

Milano, Nicoletta Rusconi

I volti dei Molti affiorano dalla parete. Ai lati, meteore di Pani alitano nel buio. Un fotografo che agisce nell’ombra, per indicare come la soglia tra vita e morte sia sdrucciolevole…

La metamorfosi, la labilità respirano in Antonio Biasiucci (Dragoni, Caserta, 1961; vive a Napoli) che, amico dell’ombra sfuggente, ammette come unica certezza il bianco e nero. Per il resto, i testi critici e le stesse intenzioni dell’artista devono spesso scendere a patti con la vita propria delle immagini, oltre che con lo sguardo dello spettatore. Pure stavolta: spazio espositivo disegnato da archi, volte, nicchie. Ce n’è quanto basta per dare alla personale quell’aura sacrale che il fotografo campano avrebbe voluto dissipare, pur attribuendo ai suoi lavori la definizione di Polittici. Ma non è detto che questa atmosfera noccia alle opere. Soprattutto nel caso dei Molti, “mausoleo degli schiavi del XXI secolo” già visto al Madre in occasione della collettiva Barock, che in trasferta subisce un’autentica rivoluzione nell’allestimento. Nell’istituzione partenopea gli scatti (realizzati presso il Museo di Antropologia dell’Università Federiciana) affioravano nel buio da bacinelle disseminate sul pavimento, mentre nella galleria meneghina l’installazione viene ricompattata sulla parete. (altro…)

Caravaggio e l’arte della fuga

24 giugno 2010

Genova, Villa del Principe

Proseguono le celebrazioni per il quarto centenario della morte di Caravaggio, pittore “egregius in Urbe” e… altrove. Stavolta toccata e fuga a Genova, nella splendida Villa del Principe…

Tanto vale rassegnarsi all’overdose. Perché, accanto alla mostra dei record alle Scuderie del Quirinale, il quarto centenario della morte di Caravaggio ha preso varie diramazioni, costringendo a un assiduo turn over il ceppo principale. Proprio dalla rassegna capitolina è stato infatti prelevato anzitempo il Riposo durante la fuga in Egitto, cardine di un itinerario segnato dal “difetto” di molti dei progetti inneggianti al Merisi: ovvero il Maestro -spesso presente con un solo dipinto – e, dopo di lui, il diluvio. Eccezionale il palcoscenico: la Villa cinquecentesca di Andrea Doria, “principe e pirata”, a due passi dal porto e dalla stazione. Affreschi di Perin del Vaga, decori manieristi (martoriati da secoli di rivoluzioni, saccheggi, guerre), arredi ricercati, pregevoli tele, logge e giardini… chapeau! Meno memorabile, invece, il percorso rigorosamente di genere e giocoforza monotono – che, tra il pittoresco, il sublime e il documentario, ripercorre le ville, i casini di delizie e le collezioni della famiglia romano-genovese, da Pegli al Gianicolo, da Anzio e Nettuno ad Albano, con tanto di marine (tra cui quelle di Agostino Tassi), rovine e scorci agresti. Chiari l’impegno e l’impostazione, non così l’audioguida, talvolta farraginosa nel tener separata la descrizione delle sale da quella dell’esposizione tout court. (altro…)

Claude Collins-Stracensky

28 marzo 2010

Milano, Nicoletta Rusconi

La finestra di fronte. Giochi di luce e di riflessi, ikebana fotografici e piccole “serre” in cui naturale e artificiale si incontrano. Una personale olistica dalle molteplici prospettive, che sconfina oltre gli spazi della galleria…

Naturale e artificiale. Affronta una dicotomia ampiamente discussa e rappresentata Claude Collins-Stracensky (Lakewood, Ohio, 1975; vive a Los Angeles). Lo fa però con estrema eleganza, in un’“emanazione” del solo show tenuto lo scorso anno all’Hammer Museum di Los Angeles. Schermandone le finestre con pellicole colorate, l’artista regola innanzitutto la luminosità dello spazio espositivo, polo di un’attrazione reciproca tra interno ed esterno. La mostra dentro viene infatti concepita in stretta relazione con quel che c’è fuori, coinvolgendo anche la strada, il palazzo prospiciente, il fioraio all’angolo, il formicolio dei passanti: un piccolo reality quotidiano, zoomato da cerchi che indirizzano lo sguardo. (altro…)

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