Andrea Aquilanti

2 febbraio 2010

Napoli, NotGallery

Aspasso nel dipinto. O nella sua riproduzione. Addizioni d’ombre e scatti a 360 gradi, in un laborioso alternarsi di tecnologia e tradizione. Dal panorama disteso a quello “immersivo”, per scoprire se la pittura è mobile…

Chi fosse abituato al disegno leggero di Andrea Aquilanti (Roma, 1960), alle sue cromie evanescenti, alle sue atmosfere chiare e rarefatte, si prepari a un piccolo choc. La Napoli da lui ritratta è infatti un’istantanea fosca e corrusca che, nella convenzionalità del taglio prescelto – la più classica delle vedute, ripresa da una terrazza di Posillipo -, ricalca la pletora di dipinti per secoli focalizzatisi sull’arco lambito dal Golfo. “Cartolina” che ha irrimediabilmente cambiato volto, dalla melodiosa Arcadia color pastello alla turpe colata cementifera modello Le mani sulla città. Naturalmente, critica sociale e documentazione urbanistica non sono tra le preoccupazioni dell’autore, qui impegnato a potenziare il suo consueto modus operandi grazie a Lucid, (altro…)

Chantal Joffe

25 gennaio 2010

Milano, Monica De Cardenas

“Donne donne eterni dei, chi v’arriva a indovinar”. Ci prova l’artista inglese, esponente della seconda “ondata” degli Young British Artists. Con una carrellata di fluidi, penetranti ritratti al femminile…

La pittura di Chantal Joffe (St. Albans, 1969; vive a Londra) libera il recensore -e lo spettatore -dall’assillo  dell’interpretazione. Per restituirlo ai meccanismi, e al piacere, della visione. Niente funambolismi pseudo-filosofici, niente giochi di prestigio concettuali, niente provocazioni a effetto. Chantal Joffe dipinge. E bene, pur senza dispiegare una sua cifra particolare. Né perseguire una varietà di soggetti: la personale è infatti impostata su una galleria di ritratti femminili – non importa se veri o verosimili resi col tocco nervoso di un espressionismo onestamente rieditato, e ibridato con citazioni da Modigliani, un po’ di “lezioni americane” e tagli classicheggianti, nell’inquadratura che insegue l’icona, memore in extremis di alcune effigi di Picasso (Daiane, ad esempio, sembra un d’après del Ritratto di Olga). (altro…)

Charles Avery

12 gennaio 2010

Torino, Sonia Rosso

Più che un’enciclopedia, un compendio. Di dottrine rigorosamente laiche, predicate dagli abitanti di un’Isola-che-non-c’è. Da una visionaria epopea mentale, una mostra per sacri e profani del pensiero filosofico…

Ma cosa avrà in testa Charles Avery (Oban, 1973; vive a Londra)? Non è semplice capirlo, senza uno sguardo retrospettivo al suo lavoro. The Islanders, visionario ed “epifanico” progetto dell’artista scozzese (nella rappresentativa nazionale alla Biennale di Venezia 2007) conosce infatti uno sviluppo ramificato, potenzialmente illimitato, senza una trama definita né prospettive certe, ma con la solida certezza, da parte dell’autore, che questo mondo immaginario esista alla stregua di quello reale, con i suoi personaggi e i suoi intrecci. La personale torinese va dunque intesa quale tappa di una storia in fieri, nuovo capitolo di una fantasmagorica saga dalla struttura borgesiana: The creeds illustra i diversi credo diffusi a Onomatopoeia, capitale dell’imprecisata Isola teatro di questa poliedrica epopea creativa.

Non si tratta però di religioni rivelate, ma di metodi speculativi distinguibili in base a cappelli dai colori vivaci e dalle fogge estrose. Un’eccentricità che contrasta decisamente con l’impronta classica delle “teste” su cui i copricapo poggiano: non semplici manichini da atelier ma calchi di personaggi reali, che nel bianco totale alla Marc Quinn disperdono la fisionomia originaria per rasentare l’idealizzazione. (altro…)

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