Indomabile. Così era Leonora Carrington, l’“ultima immortale” del glorioso movimento surrealista, spentasi nei giorni scorsi per una polmonite in Messico, paese che l’aveva accolta negli anni Quaranta, in fuga da un’Europa sconvolta dalla guerra e dalle persecuzioni antisemite. (leggi il resto dell’articolo su Artribune)
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Le sconfessioni di un italiano
25 maggio 2011
Il Risorgimento, visto al rovescio e di sbieco. Una mostra “anti”, nell’anno del Centocinquantenario e nella Prima Capitale. Briganti ritrovati, simboli rivisitati e “un funerale dentro un funerale”, per raccontare un’Italia ritrovatasi di colpo da Giardino d’Europa a Repubblica delle Banane. Poche opere, e una domanda che serpeggia: fu vera gloria?
Mancavi da Torino dal 2007 e ti ripresenti con un brigante. Come biglietto da visita non c’è male…
Grazie! Sai, questa è stata una delle prime opere a cui ho pensato per questa personale, che nasce dal contesto dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia, e a Torino questa cosa si sente molto di più che in altre parti del Paese. Anzi, il contesto è proprio il pretesto per questa mostra. Nel 2008 avevo già fatto dei lavori che avevano come punto di partenza questo periodo storico e in questo caso il brigante è l’anti-eroe risorgimentale. In particolare Terenzio Grossi e la sua banda, all’alba dell’unità d’Italia, terrorizzavano i dintorni della provincia nella quale vivo, quella di Pesaro e Urbino, ma allo stesso tempo furono anche usati dai piemontesi per creare nelle stesse zone dei tafferugli per accelerare lo scontro tra Savoia e stato della Chiesa. Nella tradizione popolare, le sue imprese vengono tuttora narrate dagli anziani, specialmente dai contadini, con un misto di condanna e reverenza. Anche mio nonno, per esempio, me ne parlava, come avevano fatto i suoi nonni con lui. Prima di cominciare a dipingere, mi sono documentato sulla sua vita e sono andato negli stessi posti dove la sua banda si rifugiava, posti che, nonostante il secolo e mezzo passato, sono rimasti sostanzialmente gli stessi di allora. Mi piaceva questa idea di fermare la tradizione pittorica che vuole il brigante sempre colorato e naif, ho scelto invece di dipingerne un ritratto in scala 1:1. Il quadro poggia a terra, perché sia possibile percepirlo quasi come una sorta di specchio. C’è questa losanga nera che copre il volto di Grossi… non lo so, ho pensato a Lombroso, alle sue teorie che hanno legittimato scientificamente la “conquista” del Sud da parte del Regno di Sardegna… non volevo dargliela vinta ancora una volta! (ride). Poi, di Grossi e della sua banda non esistono fotografie… e quindi mi piaceva questa sorta di auto-censura, come se questo fosse l’anti-ritratto di un anti-eroe. (altro…)
Luca Caccioni ha le carte in regola
23 maggio 2011
2011 Odissea nello spazio. Lo spazio è quello di Eventinove, a Torino. E a un episodio del poema omerico si ispira il “Rito Rosso” di Luca Caccioni, in mostra fino al 14 giugno
Lo vedremo al Macro, alle Stelline, poi a Saint-Etienne. Nel frattempo, Luca Caccioni (Bologna, 1962) fa tappa a Torino ispirandosi ai lotofagi, mitico popolo omerico che si cibava del dolce frutto dell’oblio. E caldi e flou sono gli oli (di papavero: un caso?) e i pigmenti espansi in onirici globi sulle stratificazioni di vecchie scenografie teatrali, memorie salvate. (leggi il resto dell’articolo su Artribune)