Innocenti evasioni

3 dicembre 2012

La mattina, verso le dieci e mezza/undici, alla mia vicina vengono i cinque minuti. Accende lo stereo a palla e bufff bufff bufff si gode il suo raptus di unzatunza. Solo una sottile parete ci divide. Ed io penso: ma perché la mia vicina ascolta questa musica truzza? E, soprattutto, perché le bastano solo cinque minuti? Eh sì, perché, per il resto della giornata, la mia vicina non si vede e non si sente, se non per cose insignificanti quali scatti della serratura, odore di cibo, ronzio di scopa elettrica (rarissime le martellate, episodiche le cene in famiglia).
Forse quei cinque minuti le bastano per ritemprarsi o, per usare un termine più adeguato, per ricaricare le batterie. A quell’ora, infatti, la mia vicina avrà già fatto un tot di cose come portare i figli a scuola dopo averli svegliati, lavati e vestiti, aver fatto la spesa e un primo turno di lavoro. Probabilmente, approfittando della pausa, è tornata a casa per sbrigare due faccende al volo e, finalmente sola, si gode i suoi cinque minuti di divertimento.
Probabilmente, oltre la sottile parete, la vicina ha un piumino in mano e si dimena ritmicamente mentre spolvera la credenza. Affetta zucchine agitando le anche. Oppure, in preda ad una possessione liberatoria, balla come una menade in mezzo al salotto, le chiome sparte e uno strofinaccio in mano. (altro…)

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La deriva dei continenti

15 novembre 2012

Danilo Correale_ The Warp and the Weft_ 2012_ medium weight wool fabric, variable dimension. Installation View at Peep Hole. Courtesy The Artist and Supportico Lopez Berlin

 

Quando una mostra è così esplicita, e per giunta con una breccia su ulteriori possibilità, si può tentare il gioco di un suggerimento a posteriori. Senza rinunciare alla descrizione come punto di partenza: dal soffitto della galleria pendono grandi pezze di tessuto, imponenti come stendardi trionfali. Tartan preziosi, che Danilo Correale ha disegnato per denunciare le trame oscure dell’economia globale, estrapolando i colori dalle dominanti cromatiche dei loghi dei più potenti istituti finanziari operanti in Europa, Asia, Africa, Nord e Sud America. Vessilli appositamente confezionati in Scozia, quasi in sostituzione di quelle bandiere sulle quali non soffia più il vento della rivoluzione, ma quello di una protesta che fatica a costruirsi una propria iconografia. (altro…)

Diritto di voto

14 novembre 2012

Andrea Massaioli_ San Luca_ 2012_ Carta, gessetto, ceramica, cero_ 400×500 cm_ Courtesy the artist

Liquido, fluido, leggero. Sui fogli buttati quasi a caso sulla parete, si ricompone il San Luca del Guercino. Emerge da un bizzarro viluppo metamorfico, dove la testa del toro – attributo iconografico del santo – si acquatta nel nodo molle delle lumache, con i corpi stirati in ogni direzione a far da contrappeso all’evangelista. Che sale come la fiamma di una torcia, mentre il mantello gli turbina addosso.
E il gesto deittico, astratto dalla rappresentazione originaria (in cui Luca indicava il dipinto della Madonna col bambino), si fa rigido, ermetico. Acquistando, nel vuoto metafisico punteggiato da una panspermia di gocce dorate, un senso altro. Dove la raffigurazione della Vergine si dissolve in un prezioso spirito decorativo, in un’intuizione poetica che propaga e disperde la vibrazione del punto di partenza: l’energia (bi)sessuale della terra, incarnata dai molluschi striscianti. Sacro e profano, per distillazione.
E si è rarefatto lo stile di Massaioli, svincolandosi da un simbolismo pittorico cromaticamente campìto, per un esito tramato di vuoti e trasparenze. Un’oscillazione qui evidente nello slittamento tra visione perspicua e allusioni nascoste, approdo di un intenso lavoro preparatorio.
Ebbene, chi indovinerebbe che questo quadro, che semplifica polemicamente la monumentalità incombente delle pale d’altare; che lavora esclusivamente su blu di prussia e cadmio per non gravare sugli occhi; che omaggia la pittura attraverso il suo “accademico” patrono, mettendo però sul piatto pesante della bilancia il disegno; chi indovinerebbe, dunque, che questo quadro è attuale e politico?
Perché, in un momento di crisi, l’arte è un lusso. E agli artisti, che Arte non riescono ad essere (sono di moda altri Medioevi, oggi), non resta che accendere un cero votivo, feriale, davanti a un’icona-creata da loro. Una candela che sa di quotidianità del mestiere, e di ironica invocazione.
Meglio dunque votarsi ad un santo. Di questi tempi – pare – l’unico voto pulito ed efficace.

         

Testo per la mostra Na. To. Il presente dell’arte_ a cura di Alessandro Demma. Torino, Ex Manifattura Tabacchi

(8 – 11 novembre 2012)

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