
Anna Utopia Giordano_ Pop bottles_ 2012. Courtesy l'artista
Basta entrare un’ora dopo e ci si ritrova a casa di qualcuno, preferibilmente quello che abita più vicino alla scuola. Mamma e papà sono al lavoro, e fare colazione tutti insieme è una figata. Cornetti. E birra. Birra, alle otto del mattino? Eh già. Poco importa se due ore dopo la testa crolla sul banco o affonda nella tazza del water, mentre l’amica del cuore ti sorregge la fronte.
E ancora. “Prof, la mattina, prima di venire, provi il caffè corretto con l’XY”, consiglia caldamente un alunno durante la
lezione su Parini, innestandosi sul passo in cui il giovin signore, al risveglio, deve optare tra caffè e cioccolata. Caffè e cioccolata, appunto, non un grappino. “Caffè corretto a… quell’ora?” “Sì”. Non è una provocazione, ma il suggerimento di un esperto. Ovvero di chi ha già esperito ed esperisce, sistematicamente.
Esperisce, per esempio, il sabato sera: supermercato, tante bottiglie che tintinnano nel carrello e la festa è garantita. Oppure esperisce fuori al Liceo, cinque minuti prima del suono della campanella: il barista non sta a chiedere la carta d’identità e se qualcuno, foss’anche il preside del Liceo medesimo, abbozza una rimostranza, fa spallucce. Uno scontrino in più, con ‘sta crisi…
I Sert girano per le scuole, bandiscono concorsi… ma, quando hai l’età in cui ci si sente indistruttibili, mica vai a pensare che a trent’anni potresti finire sotto i ferri per un trapianto di fegato? E gli incidenti stradali? Quelli capitano sempre agli altri, ad esempio a “quello col Suv che meriterebbe la pena di morte” per aver falciato la famiglia con bambino che rientrava dalla gita in montagna. “A me non succederà”. (altro…)