Musica per i miei occhi. È difficile da spiegare, ma è come se la mostra di Kandinsky ti cantasse dentro.
Quadri già visti tra le pagine dei libri, in poster economici e sullo sfondo di qualche desktop. Tutto può essere, ma respirarci a due passi, per la prima o un’altra volta, è diverso. Poi dite se davanti a Gelb Rot Blau (Giallo‐Rosso‐Blu) non avete sentito anche voi una vibrazione. No, non è per fare il verso alla performer giustamente torturata da Jep Gambardella ne La grande bellezza, ma il quadro – sala inaspettatamente vuota, grata solitudine – emana qualcosa: vibrazione, brivido. Una piccola scossa dalla tela al petto, che frena solo perché c’è la schiena. Del resto, Vassily stesso aveva speso non proprio due parole sull’effetto psichico del colore. (altro…)
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Pignon è partito
18 marzo 2014
A cavallo degli anni Novanta, essere una matricola a Napoli significava pure andarsene a spasso tra una lezione e l’altra, regalandosi spensieratamente all’aria e al sole. In primavera, poi, chi ci pensava più ai corsi di latino e filosofia. Le aule di Corso Umberto e di Porta di Massa erano a due passi dalla città antica, dove tra un bacio e una bancarella potevi imbatterti all’improvviso in quegli enormi… cos’erano? Disegni? Manifesti? Qualsiasi cosa fossero, facevano impressione. Perché erano grandi. Ma soprattutto erano veri, erano vivi.
Avere vent’anni a Napoli, allora, significava uscire dall’Università e incontrare quei pittori di cui avevano appena parlato i professori. Artisti che sui manualoni di storia dell’arte venivano talvolta liquidati in un trafiletto, e invece scoprivamo grandi, immensi.
Nascevano così amori disperati. (altro…)
Il replicante
3 marzo 2014
Mea culpa, mea maxima culpa. Ci sono cose che si potrebbero fare prima, molto prima. Se non si continuasse a rinviare nella vana attesa della mezza giornata di sole/libera. Oppure perché ci sono eventi cui si guarda con un po’ di sufficienza: ma sì, sarà la solita operazione blockbuster, dove accorrono in frotta i comuni mortali. Finché arriva l’illuminazione, ci si getta il pregiudizio alle spalle, e ci si ritrova con un biglietto in mano e l’audioguida nelle orecchie. Pop pure quella, con la voce toscanaccia di Bonami che non non si dilunga in descrizioni auliche, e condisce le didascalie con gli aforismi del guru dalla parrucchetta platinata (per inciso, l’argenteo cimelio fu battuto all’asta qualche anno fa per diecimila verdoni). (altro…)