Statue. Sculture. Statue. D’altro canto, Aron Demetz non aveva altra strada davanti a sé. Così s’è presentato al Mann restando fedele a se stesso e al proprio mestiere; e, nel museo ipertrofico, ha intercalato a quelli preesistenti altri “oggetti” plastici, osando misurarsi con la grandiosità degli antichi perfino sulle dimensioni. Ne è un esempio la “Großer Kopf” di legno di cedro che, pur rivaleggiando con le colossali “capocce” imperiali, se ne differenzia soprattutto per due caratteristiche: una, la più immediata, è l’intenso profumo, di contro alla percezione olfattivamente “neutra” dei marmi circostanti; l’altra è il procedere nella materia, antitetico rispetto a quello della scultura classica, poiché, laddove quest’ultima sceglieva di levigare e definire soprattutto la parte anteriore, l’artista altoatesino lascia a vista proprio il processo di lavorazione del volto, offrendone al pubblico le parti grezze e più “tormentate”, bilanciate però da un’espressione atarassica. (altro…)
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Sussurri e grida delle “Moltitudini”
25 luglio 2018
Le voci di dentro. Sono quelle delle “Moltitudini” che, per il terzo anno di seguito, Antonio Biasiucci fa rivivere nell’Archivio Storico del Banco di Napoli.
È ormai assodato come luoghi del genere si prestino ad ispirare ed accogliere progetti di forte impatto: basti pensare che una delle installazioni più ammirate dell’attuale Manifesta è stata quella realizzata dai Masbedo all’Archivio di Stato di Palermo. Ed è ormai da tempo che a Napoli si investe – oltre che su quelle scientifiche – sulle potenzialità “artistiche” delle 330 stanze di via dei Tribunali, che ospitano la più imponente raccolta archivistica di documentazione bancaria esistente al mondo, relativa agli otto istituti di credito attivi in città nei secoli passati. Libri maggiori, giornali copiapolizze, filze e pandette che restituiscono un mirabile affresco sulle vicende partenopee e del Mezzogiorno a partire dal 1500, disseminati in un labirinto odoroso di polvere e carta vecchia nel quale, se l’immaginazione si pone in ascolto, sussurri e grida remote accompagnano studiosi e visitatori. Tra questi ottanta chilometri di scaffalature, respirano ancora 17 milioni di vite: artisti, mercanti, nobili, re, ma soprattutto persone comuni. (altro…)
La guerra di Piero
23 luglio 2018
Uomo, albero, colonna.
Partiamo da qui.
D’altro canto, lo stesso Piero nell’incipit decise di fissare una Triade: “La pictura contiene in sé tre parti principali, quali diciamo essere disegno, commensuratio et colorare”.
Uno, due, tre: disegno, “commensuratio” et colorare. Cadenza precisa di un gesto rituale, quasi l’artista debba “segnarsi” prima di attendere all’opera (la Vera Croce…).
Uno, due, tre: i capitoli del trattato.
Uno che si fa tre, e tre che si fa Uno.
Dal punto di vista letterario, l’inizio – diretto, conciso, rigoroso – compensa la scarsa originalità con l’efficacia e, forzando un po’ la mano, riporta alla memoria il mitico “Gallia est omnis divisa in partes tres” di Cesare. In fondo, anche il De prospectiva pingendi è un libro mitico; e, alla stregua di molti titoli altrettanto famosi e fondanti, ne paga lo scotto: tutti li citano, pochi li hanno letti, arrestandosi fatalmente davanti alla loro complessità. (altro…)