Organico di diritto, organico di fatto

5 maggio 2011

Mi chiedo (e per fortuna non sono l’unica) come abbiano potuto gli “intellettuali” scelti da Sgarbi per selezionare i 200 partecipanti alla Biennale prestarsi ad una simile pagliacciata. Patriottismo? Vanità? Candore? Superficialità? Voglia di esserci, di divertirsi? Come se una delle più importanti kermesse d’arte contemporanea al mondo fosse un risiko per dame annoiate. Come se questi “indicatori” avessero  bisogno di notorietà. Come se non fossero note l’intemperanza e l’inaffidabilità del regista di questo teatrino lagunare. Uno che, tra una comparsata in tv e l’altra, chissà dove trovava il tempo per fare il  sindaco, il (mancato) soprintendente e, appunto, il curatore di mostre. Comunque fa tristezza scorrere la lista degli “intellettuali”, perché automaticamente porta dritti dritti al qualunquismo di terz’ordine. C’è di tutto: storici dell’arte, sociologi, giornalisti, scenografi, registi, musicisti, filosofi… pure il mio cantante e il mio scrittore preferiti. E soprattutto tanta, tanta gente notoriamente di sinistra (perché, si sa, gli intellettuali di destra non esistono), che magari aveva tuonato contro Sgarbi e contro il regimetto di cui lo stesso costituisce un fulgido esempio, deplorando i maitre à penser senza la “schiena dritta”, accusando i conniventi. Che delusione… (altro…)

harriston.belva@mailxu.com