Chantal Joffe

25 gennaio 2010

Milano, Monica De Cardenas

“Donne donne eterni dei, chi v’arriva a indovinar”. Ci prova l’artista inglese, esponente della seconda “ondata” degli Young British Artists. Con una carrellata di fluidi, penetranti ritratti al femminile…

La pittura di Chantal Joffe (St. Albans, 1969; vive a Londra) libera il recensore -e lo spettatore -dall’assillo  dell’interpretazione. Per restituirlo ai meccanismi, e al piacere, della visione. Niente funambolismi pseudo-filosofici, niente giochi di prestigio concettuali, niente provocazioni a effetto. Chantal Joffe dipinge. E bene, pur senza dispiegare una sua cifra particolare. Né perseguire una varietà di soggetti: la personale è infatti impostata su una galleria di ritratti femminili – non importa se veri o verosimili resi col tocco nervoso di un espressionismo onestamente rieditato, e ibridato con citazioni da Modigliani, un po’ di “lezioni americane” e tagli classicheggianti, nell’inquadratura che insegue l’icona, memore in extremis di alcune effigi di Picasso (Daiane, ad esempio, sembra un d’après del Ritratto di Olga). (altro…)

Charles Avery

12 gennaio 2010

Torino, Sonia Rosso

Più che un’enciclopedia, un compendio. Di dottrine rigorosamente laiche, predicate dagli abitanti di un’Isola-che-non-c’è. Da una visionaria epopea mentale, una mostra per sacri e profani del pensiero filosofico…

Ma cosa avrà in testa Charles Avery (Oban, 1973; vive a Londra)? Non è semplice capirlo, senza uno sguardo retrospettivo al suo lavoro. The Islanders, visionario ed “epifanico” progetto dell’artista scozzese (nella rappresentativa nazionale alla Biennale di Venezia 2007) conosce infatti uno sviluppo ramificato, potenzialmente illimitato, senza una trama definita né prospettive certe, ma con la solida certezza, da parte dell’autore, che questo mondo immaginario esista alla stregua di quello reale, con i suoi personaggi e i suoi intrecci. La personale torinese va dunque intesa quale tappa di una storia in fieri, nuovo capitolo di una fantasmagorica saga dalla struttura borgesiana: The creeds illustra i diversi credo diffusi a Onomatopoeia, capitale dell’imprecisata Isola teatro di questa poliedrica epopea creativa.

Non si tratta però di religioni rivelate, ma di metodi speculativi distinguibili in base a cappelli dai colori vivaci e dalle fogge estrose. Un’eccentricità che contrasta decisamente con l’impronta classica delle “teste” su cui i copricapo poggiano: non semplici manichini da atelier ma calchi di personaggi reali, che nel bianco totale alla Marc Quinn disperdono la fisionomia originaria per rasentare l’idealizzazione. (altro…)

Antje Blumenstein

17 ottobre 2007

Napoli, Changing Role

Like a Virgin. Ortodossa nella tecnica, eretica nei soggetti, Antje Blumenstein scende sul campo di battaglia, tra la morte di Dio e l’idolatria contemporanea. Eroi del mese ed eroine sulla via della conciliazione interreligiosa, sparando a zero su un illustre conterraneo…

Olio su tela. Resta compresa nella tradizione la pittura di Antje Blumenstein (Dresda, 1967; vive a Berlino), sebbene elabori il suo progetto sulla contestazione del dogma, ponendo sul tappeto un paio di quei problemi contemporanei solitamente definiti “scottanti”. Un tappeto tinto con pochi ma decisi pigmenti, e con una mano ricca e abile nel “travestimento” tecnico, arrivando tramite diluizione a effetti tempera o acquerello. Nota dissonante della mostra l’Object number 5 in sottili sfoglie di polistirolo, agli antipodi del linguaggio apertamente figurativo dei quadri, obbedienti all’evidenza cromaticodisegnativa piuttosto che a un improbabile ermetismo concettuale. (altro…)

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