Caro Caravaggio

21 febbraio 2010
Che la festa abbia inizio. Ovunque. Con l’esposizione alle Scuderie del Quirinale, partono ufficialmente le celebrazioni per il quarto centenario della morte di Caravaggio. Il pittore che è stato negli ultimi anni la star incontrastata delle mostre-blockbuster…

Maledetto Roberto Longhi. Eh già: perché se non fosse stato per lui e la sua “riscoperta”, a quest’ora Caravaggio se ne starebbe in santa pace nei musei, fianco a fianco con – mettiamo -Bartolomeo Manfredi, Battistello Caracciolo o Orazio Gentileschi, invece di girare come una trottola per il pianeta. Invece, soprattutto negli ultimi anni, l’“egregius in Urbe pictor” è diventato un vero e proprio oggetto di culto; anzi, di una devozione popolare che ha travalicato i confini dell’arte per invadere i campi più disparati. (altro…)

Clegg & Guttmann

15 gennaio 2008

Napoli, Lia Rumma

È logico, in pratica. Cinque “giochi” per i sensi e l’intelletto, cinque esercizi cognitivi per un concettuale-materiale che, percorrendo a ritroso il futuro, va dritto al cuore ligneo del Rinascimento. A tentoni, aguzzando la vista e drizzando le orecchie…

Chissà perché, lo Studiolo napoletano di Clegg & Guttmann (Michael Clegg, Dublino, 1957, e Martin Guttmann, Gerusalemme, 1957; vivono a New York e San Francisco) fa venire in mente la Tavola Strozzi. Forse per le pareti dipinte di verde, tra i colori di spicco della celebre veduta quattrocentesca di Napoli. Forse per il legno delle installazioni e delle tarsie che la coppia israeliana, al terzo impegno da Lia Rumma, ha scelto come testimoni di una pindarica staffetta fra il presente e il tempo in cui i signori colti e doviziosi, collezionisti esigenti e selettivi, amavano rintanarsi in uno sfaccettato microcosmo enciclopedico, congegnato a immagine e somiglianza del suo illustre inquilino e padrone: lo studiolo, appunto. Di tali scrigni è costellato il Rinascimento, parola che rimorde la coscienza di una metropoli ancora incerta sul suo recente passato e più che mai bisognosa, se non di una palingenesi, di una civile normalità. Dunque, quanto affascinante appare, qui e ora, l’utopia della città ideale, e quanto acuto il desiderio di rifugiarsi in una nicchia per lo spirito. (altro…)

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