So long, sir Denis. Ricordando Mahon

1 maggio 2011

Cento. Come la città natale del Guercino. E come gli anni di Sir Denis Mahon, il più importante studioso del pittore emiliano, spentosi il giorno di Pasqua nella sua casa londinese. Storico, collezionista e mecenate che fece risplendere il Barocco italiano.

Quando un grande se ne va, la retorica dei necrologi assume spesso toni iperbolici. Nel caso di Denis Mahon, l’enfasi è quasi d’uopo, adeguata allo spirito di quel Barocco cui consacrò i suoi studi (e il suo patrimonio) e che contribuì a rivalutare dopo secoli di oblio e pregiudizi. (leggi il resto dell’articolo su Artribune)

Burri e Fontana a Brera

23 settembre 2010

Milano, Pinacoteca di Brera

C’è sempre una prima volta. Anche per due grandi come Burri e Fontana. I maestri del Novecento in un inedito accostamento con i capolavori della Pinacoteca meneghina…

Brera non un è white cube. Brera resiste alla “parquetizzazione” selvaggia dei musei, imposta a prescindere dalla loro storia e dalla loro vocazione. Brera, nonostante i restauri, conserva un quid di romanticamente decadente. Eppure, nel percorso della pinacoteca si segue, e ci si fa seguire, dall’arte contemporanea senza il fastidio della contaminazione.

Gli ospiti, per l’occasione, si chiamano Alberto Burri (Città di Castello, Perugia, 1915 – Nizza, 1995) e Lucio Fontana (Rosario, 1899 -Comabbio, Varese, 1968). E, tra sacchi, combustioni e tagli, sono proprio quelli che ci si aspetta, in una mostra che ragiona secondo criteri analogici e senza voli pindarici, con accostamenti chiari, stabiliti prevalentemente secondo cromie e affinità geometriche. (altro…)

Caravaggio e l’arte della fuga

24 giugno 2010

Genova, Villa del Principe

Proseguono le celebrazioni per il quarto centenario della morte di Caravaggio, pittore “egregius in Urbe” e… altrove. Stavolta toccata e fuga a Genova, nella splendida Villa del Principe…

Tanto vale rassegnarsi all’overdose. Perché, accanto alla mostra dei record alle Scuderie del Quirinale, il quarto centenario della morte di Caravaggio ha preso varie diramazioni, costringendo a un assiduo turn over il ceppo principale. Proprio dalla rassegna capitolina è stato infatti prelevato anzitempo il Riposo durante la fuga in Egitto, cardine di un itinerario segnato dal “difetto” di molti dei progetti inneggianti al Merisi: ovvero il Maestro -spesso presente con un solo dipinto – e, dopo di lui, il diluvio. Eccezionale il palcoscenico: la Villa cinquecentesca di Andrea Doria, “principe e pirata”, a due passi dal porto e dalla stazione. Affreschi di Perin del Vaga, decori manieristi (martoriati da secoli di rivoluzioni, saccheggi, guerre), arredi ricercati, pregevoli tele, logge e giardini… chapeau! Meno memorabile, invece, il percorso rigorosamente di genere e giocoforza monotono – che, tra il pittoresco, il sublime e il documentario, ripercorre le ville, i casini di delizie e le collezioni della famiglia romano-genovese, da Pegli al Gianicolo, da Anzio e Nettuno ad Albano, con tanto di marine (tra cui quelle di Agostino Tassi), rovine e scorci agresti. Chiari l’impegno e l’impostazione, non così l’audioguida, talvolta farraginosa nel tener separata la descrizione delle sale da quella dell’esposizione tout court. (altro…)

boblak@mailxu.com