Nel Sacro Cuore di Franko B un linguaggio tra kitsch e barocco

28 novembre 2008

“Black paintings” alla Changing Role

Il corpo. Istoriato dai tatuaggi, ricamato dalle cicatrici, trafitto dalle espansioni, rivestito di metallo. Il corpo. Martoriato e decorato. Il corpo. Franko B è, per il pubblico, soprattutto questo. Perché il suo corpo è stato, ed è, oggetto e protagonista delle performance che lo hanno reso celebre: “rappresentazioni” intense, profonde, come viscerale e carnale è la città, Napoli, dove l’artista, arrivato per la prima volta in occasione della mostra alla Changing Role, è andato ad “incontrare” le Sette Opere di Misericordia di Caravaggio, il grande maestro degli scuri. (altro…)

Catturati dalla Bourgeois

18 ottobre 2008

A Capodimonte antologica dell’artista parigina

Non è solo una mostra d’arte contemporanea. E non è una mostra di Louise Bourgeois a Capodimonte, ma una mostra di Louise Bourgeois per Capodimonte». Ci tiene, il Sovrintendente al Polo Museale Nicola Spinosa, a rimarcare la netta differenza tra la nuova proposta della pinacoteca e la “solita” retrospettiva. Perché stavolta è diverso.

Non tanto per il museo, che fin dal 1978 con il maestoso “Cretto nero” di Burri (oggi al centro di un contenzioso sul quale Spinosa non è disposto a cedere di un millimetro: «È stato fatto per questo posto e qua resta») aveva mostrato la propensione alle contaminazioni tra antico e moderno, moltiplicate nell’evento organizzato per il cinquantenario; ma per la 97enne artista, parigina di nascita e cittadina americana dal 1955 (si era trasferita a New  York poco dopo il matrimonio con Robert Goldwater, nel 1938). La quale, cataloghi alla mano, ha abbinato una selezione delle proprie opere a quelle presenti al primo e al secondo piano delle collezioni. (altro…)

Bernard Berenson – Caravaggio

14 settembre 2006

libri_monografie (abscondita 2006)

La parola arte esiste. Garantisce Bernard Berenson. Che, a oltre sessant’anni di distanza, qualche dubbio ce lo fa venire ancora. Partendo da Caravaggio…

Da leggere. O rileggere. Perché sarà pure datato, digressivo e descrittivo, sarà pure costellato di sviste e stroncature sbrigative, ma il Caravaggio di Bernand Berenson è uno di quei libri ai quali la definizione di “pietra miliare” non è certo regalata. Per la tempra, innanzitutto, e l’acume di un argomentare serrato e puntiglioso, talvolta pedante nella maniacale ricerca di ascendenze e parallelismi, ma scorrevole ed evocativo. Un testo non servile, lontano anni luce dalle monografie o dai romanzi che, dalla “riscoperta” novecentesca in qua, hanno costruito e foraggiato il mito del maudit da cavalletto. Un saggio che, fin dalle prime battute, ha l’aria di una tenzone fra due caratterini egocentrici: “Mi lascerò andare a dire qualsiasi cosa mi passi per la testa”, annuncia l’autore, divertendosi poi a stanare e sbeffeggiare le incongruenze di questo ritrattista “di natiche” che –tutto sommato– egli apprezza “più in fotografia che dal vero”. (altro…)

dapper-327@mailxu.com